Lascio Pereje molto presto, dopo aver eseguito
scrupolosamente le indicazioni fornitemi dall’hospitalero ieri sera. E’ ancora
buio. Riprendo la strada lasciata ieri. Non ci sono ancora pellegrini in giro.
Arrivo ad un distributore di benzina il bar è già aperto. Faccio una sosta,
bevo qualcosa di caldo. Quando esco mi trovo in mezzo ad un grande incrocio con
tante strade e non so quale prendere. Di conche e frecce gialle neanche
l’ombra. Ritorno al distributore per chiedere dove devo andare. Di fatto devo
aggirare il distributore, svoltare a sinistra. Così faccio e mi trovo su una
strada stretta che passa in mezzo a piccoli paesi e in mezzo a boschi. Di
pellegrini neanche l’ombra. Infine una freccia mi fa uscire da uno di questi
paesini e finalmente mi ritrovo su
una
strada simile a quella abbandonata all’altezza del distributore. E infatti
adesso incontro altri pellegrini. Devo aver allungato la strada di parecchio. La
pista affianca la statale. più in alto si intravedono i piloni
dell’autostrada. D’un tratto spunta un
cane che mi abbaia contro forsennatamente. Per
fortuna è e rimane al di là della staccionata che divide la pista dalla
vegetazione. Io mi blocco, nel frattempo sopraggiunge un pellegrino, è un francese,
si ferma pure lui poi mi suggerisce di
proseguire, con cautela riprendo il
cammino il francese pure lui, il cane corre affiancandoci sempre abbaiando
finché sento una voce autorevole, che alzando il bastone, ordina al cane di
andarsene al suo “trabaco”. Il cane esegue l’ordine e si allontana sempre
abbaiando. La voce è quella di Phelipe che raggiuntami mi dice che il cane, che
è un cane pastore, stava facendo solo il suo lavoro. Di certo è così, ma mi ha
messo paura. Più avanti, infatti c’è un gregge, verso il quale il cane si stava
dirigendo. In cuor mio benedico Phelipe.
Ancora una volta ci salutiamo e lui mi sorpassa con quel suo passo regolare e
tranquillo e sarà l’ultima volta che lo incontro.
Oggi lasciamo il Bierzo per entrare in Galizia. Lungo la
salita per O Cebreiero un cippo indica la distanza da Santiago 152,5 Km. da
quel punto in avanti ci sarà un segnale ogni 500 m.
O Cebreiro è sito a 1300 m. quindi bisognerà salire. Il
cielo è grigio e nuvoloso. Le montagne sono ricoperte di un verde rigoglioso. Si entra dentro alle
montagne. Montagne tutt’intono. E tutto verde.
Spiritoso il poeta! Nonostante il fiatone (come recita
lui), mi vien da ridere. Diciamo sorridere, perché a ridere non ce la faccio.
A metà salita, all'incirca incontro i cavalli che tornano indietro dopo aver accompagnato i pellegrini a O Cebreiero.
O Cebreiro conserva un Graal, considerato santo da alcuni e miracoloso da altri.Nella località di O Cebreiro si conserva un insieme di pallozas, abitazioni di pietra con tetto di paglia, abitate fino a poco tempo fa. Una di queste, di costruzione moderna, è stata integrata in una delle strutture per il turismo rurale della località, l’altra, molto più antica, è stata trasformata in museo etnologico, con ingresso gratuito, aperto mattina e pomeriggio.È d’obbligo la visita alla chiesa preromanica di O Cebreiro, la più antica della rotta giacobea tra quelle integralmente conservate, che contiene un Santo Graal. Le sue campane durante l’inverno suonavano per aiutare i pellegrini a orientarsi in mezzo alla nebbia. Merita una sosta anche la foresteria di San Giraldo de Aurillac, senz’altro la più frequentata dopo Roncisvalle, in funzione dal sec. IX.
di lui, beffandolo per aver affrontato una simile fatica solo per un
po’ di pane e un po’ vino. Ma al momento della consacrazione, l’ostia che
teneva in mano si convertì in carne e il vino in sangue. Ora sia il prete
incredulo che il contadino pieno di fede sono seppelliti uno accanto all’altro nella chiesa.
Nel 1488, successe pure che Isabella la Cattolica, di
ritorno da un pellegrinaggio, volle portare con sé il calice del miracolo ma i
cavalli si rifiutarono di proseguire oltre Pereje. Così Isabella fece riportare
indietro il famoso calice e O Cebreiro divenne luogo di culto e di preghiera.
Inoltre nella chiesa preromanica di Santa Maria del Real,
vi è la tomba di Elias Valina (1929-1989), storico parroco dell’O Cebreiro, a
lui si deve tra le altre cose la rinascita del cammino moderno, percorrendolo
lui stesso, segnando il percorso per la prima volta con frecce in vernice
gialla che da allora sono il simbolo e guida di questo tracciato.
Arrivo all’albergue per pellegrini, modernissimo(il primo
della Xunta de Galizia), che è alla fine del borgo. Essendo un albergue
municipale la mia mochila non c’è. Mi dicono di andare in un altro punto di
accoglienza ma anche lì non c’è. Giro tutto il paese ma non la trovo da nessuna
parte. Finalmente telefono e mi dicono che deve ancora arrivare. Dopo aver
pranzato con un piatto di pasta, (non gran che) ritorno all’albergue in attesa
della mochila. Arrivata nei pressi , seduta sulla panca di pietra addossata
alla parete dell’albergue c’è una donna. La guardo, la guardo ancora meglio, ci
guardiamo e finalmente ci riconosciamo. Ma è Paola! Non posso crederci! Ci siamo
ritrovate! Che bello, da quel momento abbiamo proseguito insieme fino alla
fine. Mentre siamo lì a manifestarci gioia e stupore arriva anche Cirino, compagno
di camino. E staremo insieme anche con lui fino alla fine.
finalmente ti abbiamo trovata! Paola mi parlava sempre di te ed ero curioso di conoscerti.
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