
C’è un micino seduto sul top vicino ad un lavabo in bagno. Sembra che aspetti e mi pare
anche che voglia farmi capire qualche cosa. Io che non ho animali non capisco.
Arriva una signora con una macchina fotografica. Vado anch’io a prendere la
macchina fotografica. Quando ritorno vedo che la signora ha aperto il rubinetto
dell’acqua ed il gattino sta bevendo da lì. Immortalo questa scena deliziosa
facendo la fotografia.

Oggi la tappa è breve solo dodici Km. Federico è partito
ieri da Leon per l’Italia e Paola che ieri si trovava a Leon sarà ancora avanti
a me di un giorno.
La ragazza che era caduta dal letto mi hanno detto che
sta un po’ meglio. Spero bene per lei.
Vorrei congedarmi dai ragazzi, loro proseguiranno oltre
Leon quindi non avremo più possibilità di incontrarci, ma Franco rimanda,
dicendomi che ci rivedremo ancora in mattinata, partendo loro dopo di me
sicuramente mi raggiungeranno. Ma così non andrà e non li incontrerò mai più.
Per arrivare a Leon il percorso è abbastanza squallido.
Si passa ancora un paese o due poi si sale a ottocentonovanta metri, dove si
intravedono le guglie della cattedrale. L’ingresso in Leon è decisamente brutto
si attraversa tutta una zona industriale.
Un ponte ci conduce in città. Non resisto ad un grande
magazzino ma non trovo nulla di interessante. Entro in quella che mi sembra una
chiesa invece c’è una mostra permanente (credo) sul percorso storico della
comunità judaica a leon nel medio evo. (questo è quanto ricordo).
Raggiungo il cuore della città, bella grande e moderna.
Strade ampie, bei palazzi, belle piazze.
La cattedrale, bellissima è ubicata in una bella grande
piazza contornata da vie, viuzze del centro storico. Faccio uno spuntino in un
locale proprio lì sulla piazza davanti alla cattedrale e telefono a Gino, a Torino,
cercando di fargli un po’ di invidia tanto che, a sera, Gino mi ritelefona
dicendomi che anche lui voleva mettersi a cenare sul balcone, che ha la vista
sulla Mole Antonelliana, ma faceva troppo freddo e quindi ha dovuto desistere. La
cosa mi è sembrata veramente carina.

Leon è una città di notevole importanza storica per il
Cammino e per la Spagna. Fondata dai romani per ordine di Galba, (prima che
diventasse imperatore). Leon rappresenta
il cuore politico e militare del Nord del paese. La sua importanza
decade durante il periodo delle invasioni barbariche. Nell’VIII secolo Alfonso
I la riconquista dagli arabi e ne IX secolo, sotto i regni di Ordono I e Alfonso II viene rafforzata e
ripopolata con genti mozarabiche di cultura
arabo-cristiana. Ordono II ne fa nel 914 – 915 la capitale del regno
austro leonese. Distrutta da Almanzor
nel 988 rinasce sotto Alfonso V. E’ la capitale più importante della
Spagna cristiana fino al XIII secolo quando la fusione dei regni di Castiglia e
Leon ne determina la perdita del titolo.
La cattedrale è il capolavoro del gotico maturo in Spagna ed è ispirata alle grandi
cattedrali francesi; è detta la "Pulchra leonina" per la sua bellezza
e la sua "fragilità".
Iniziata nel 1205, fu terminata due secoli più tardi e da
allora è rimasta inalterata.La facciata, chiusa da due possenti torri di
altezza diversa (a destra in stile gotico fiorito) ha una galleria di bifore sormontata
da un rosone e dalla cuspide. In basso tre bellissimi portali, uno
differente dall'altro, sono separati da piccole arcature. Al centro la porta di
Nostra Signora Bianca, con la statua della Vergine come pilastro centrale, di santi nei piedritti, di angeli negli archivolti e il Giudizio finale
nel timpano. A destra è la porta di San Francesco a sinistra quella di San Giovanni, con una Dormizione e incoronazione della Vergine
Maria e scene della Natività
nei timpani.
Il lato destro della cattedrale rivela un magnifico insieme di contrafforti, archi rampanti e finestroni. La testata del transetto presenta un corpo centrale simile alla facciata e tre portali,
con belle statue nei piedritti del portale mediano.
Una caratteristica rilevante
della Cattedrale di León è la ricchezza dei colori nelle sue finestre di vetro.
Ce ne sono più di cento, che riempiono la chiesa con la loro luce multicolore.
Oltre alle vetrate -che arrivano a raggiungere un'altezza di 12 metri
nell'abside- c'è da porre in evidenza il coro ed i suoi seggi in noce nero del
secolo XV, e la cappella maggiore, S. XVI, dietro alla quale ci sono affreschi
di influenza italiana del secolo XIV.


Non ho voluto
perdermi la sosta al monastero benedettino di Santa Maria de Carbajal
menzionato e raccomandato dalla guida ma faccio fatica a trovarlo, in quanto
l’indirizzo ivi riportato, è errato e pochi,
anzi nessuno ha saputo dirmi dove si trovava il monastero tranne un
signore, il proprietario di un negozio che mi ha indicato l’indirizzo esatto e quindi
dopo aver girato tutto il centro storico finalmente eccolo, davanti ai miei
occhi, in una bella piazza con fontana al centro, chiesa tardo romanica e a
chiudere la piazza lateralmente il monastero.
Si tratta
di un complesso molto grande che comprende un’ala dedicata ad accogliere i
pellegrini, la chiesa, il ristorante, e poi tutta una zona che adesso non
ricordo bene a cosa fosse adibita.
Sistemate
le mie cose ritorno in centro. Percorro la Rua ed incontro il mio “Francesco”
il quale grida “Italiana!” battendomi le mani, anch’io sono felice di
incontrarlo e anch’io batto le mani. Da quel momento per lui e il suo congiunto
sarò “l’italiana”.
Dopo aver
visitato la cattedrale gironzolo per i grandi magazzini a caccia di qualcosa,
che mi sono stancata di indossare sempre e solo le stesse magliette da giorni e
giorni poi, spedendo lo zaino posso permettermi un po’ di peso in più. Infine trovo
una bella camicia a quadri sul grigio e una t-shirt grigia da abbinare insieme.
Così sono più che soddisfatta. Quando arriverò in albergue dopo aver fatto la
doccia posso indossare qualcosa di carino.
Alle 17 o
18 verso sera, mi reco in chiesa per la compieta. La voce di quelle suorine
così pura e mistica mi riempie l’animo di tenerezza ed è la cerimonia più
spirituale di tutto il Camino.
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