venerdì 15 novembre 2013

O Cebreiro - Triacastela



La Galizia ci accoglie con tutti i suoi effluvi   di stalla di mucca di letame ma anche  la magia e il profumo dei boschi dagli alberi secolari di eucalipto.

Usciti da O Cebreiro ci accompagna un cielo spettacolare. La luce tra le nubi filtra in colori e sfumature da togliere il fiato.

I sentieri sono anche qui poco agibili. Duri e impervi. Si attraversano questi paesini rurali dove la vita scorre uguale e immutata nel tempo. Questi uomini e donne che s’incontrano sono fuori dal mondo ma mi viene da considerare che è il mondo a passare da qui. Un mondo che finora ha rispettato le regole di questi luoghi. Rimanendone affascinato.

L'eredità celtica della Galiza viene celebrata spesso, e si sostiene talvolta che l'ultima persona che parlava il Celtico Galiziano morì nel XV secolo. Infatti, il nome Galizia (Galiza) deriva dal nome di un'antica tribù celtica che risiedeva in quest'area, i Gallaeci.

Come per molte altre regioni montagnose d'Europa, che non sono facilmente accessibili, la Galizia godette di diversi periodi di indipendenza culturale. La regione venne invasa per la prima volta dalle legioni romane di Decimo Giunio Bruto Callaico, nel 137-136 a.C. (Livio lv., lvi., Epitomi); ma un'effettiva romanizzazione iniziò solo in epoca augustea. Con le invasioni del V secolo d.C., la Galizia cadde sotto gli Suevi, nel 411, che la tennero fino a quando venne annessa ai domini Visigoti di Leovigildo nel 585.
I Mori occuparono brevemente la Galizia, fino a quando ne furono espulsi 739 da Alfonso I delle Asturie. Durante il IX e X secolo i Conti di Galizia si mantennero in uno stato di semi-indipendenza dai propri sovrani e i Normanni razziarano occasionalmente le coste della regione.

Nel 910, alla morte di Alfonso III, re delle Asturie, i suoi domini vennero divisi tra i tre figli e la Galizia divenne un regno indipendente con Ordoño II, che nel 914 la riunì al León. Nel quadro delle lotte di successione alla corona del Leòn, il regno di Galizia fu ancora governato separatamente tra il 926 e il 929 (Sancho Ordóñez), tra il 982 e il 984 (Bermudo II), tra il 1065 e il 1073 (García I) e tra il 1111 e il 1126 (Alfonso VII). Il regno venne definitivamente soppresso nel 1833.

Il titolo onorario di conte di Galizia è stato frequentemente portato dal figlio più giovane dei sovrani spagnoli.

A pochi Km. troviamo una statua del Pellegrino dalla foggia drammatica (così almeno a me pare) che sovrasta il paesaggio e si staglia nel cielo e contro le nuvole.

Proseguendo i pascoli si alternano a vegetazione boscosa e rurale. Le mucche sono animali bellissimi che ti guardano come mature signore dallo sguardo enigmatico ed imperturbabile.

L'aspetto orografico che presenta la Galizia nel suo entroterra è modestamente montagnoso, con cime basse e solitamente arrotondate, attraversate da molti fiumi e torrenti, solitamente affluenti del Miño nell'interno, o molto corti e di relativo interesse quelli che sfociano nel Mar Cantabrico. Difficilmente i bassi rilievi diventano impervi come nel caso del Canóns do Sil, mentre nelle altre zone rimanenti ci sono ampie vallate.

La Galizia è composta nel nord e nel sud-est da due falle tettoniche diverse, che caratterizzano nettamente l'aspetto dei vari luoghi. Mentre ad esempio nella zona di Porriño si rinvengono enormi strati di granito, roccia molto abbondante in buona parte della Comunità,questo è completamente assente nell'estremo nord-est.

La Galizia viene identificata molte volte come la terra dei mille fiumi per la quantità di corsi d'acqua che presenta. In generale, anche per la loro esigua dimensioni se si eccettua il Miño specialmente alla sua foce, non sono navigabili se non da piccole e caratteristiche imbarcazioni adatte allo scopo.

I fiumi che scorrono verso nord sono veramente corti, mentre quelli che sfociano nell'Atlantico sono poco più grandi. I fiumi principali sono pertanto solo il Miño ed il Sil che hanno una lunghezza di varie centinaia di chilometri.

Esistono varie strutture per la produzione di energia elettrica sfruttando l'acqua dei fiumi, che hanno formato il fenomeno dei canóns, come il già citato e famoso Canóns do Sil. Le montagne più alte sono la Pena Trevinca, con un'altitudine massima superiore ai 2.000 m (poste lungo il confine del territorio amministrativo) e Cabeza de Manzaneda, vicino Ourense.

Paola e Cirino li ho persi quasi subito. Mi pare di ricordare, anzi è così, che Cirino proseguirà per l’antico monastero di Samos.

Attraverso paesini con case in pietra alcune sembrano abbandonate. Il terreno è duro e impervio in compenso i boschi sono bellissimi. C’è un albero secolare in particolare dove i pellegrini hanno appeso i loro foglietti o altre cose a testimonianza  del loro passaggio.

Incontro anche un cagnolino pellegrino. Anche lui con il suo zainetto appeso alla schiena. Io sono seduta per uno spuntino e lui si avvicina ma con la lentezza della mia macchina fotografica riesco a riprenderlo solo in parte. C’è anche una piccola installazione in ceramica che pubblicizza una mostra permanente ma è ad un km. e quindi desisto, anche se la curiosità mi solleticherebbe ad andare a vedere.

E’ un continuo saliscendi  da 1300 m. si scende a Triacastela 665.A Pasantes poco prima di Triacastela ci sono due bellissimi castagni secolari su di uno un cartello indica che l’albero ha 800 anni. L’emozione è grandissima e un profondo rispetto mi suscita questo vecchio con la sua bellezza e vetustà. In un cortile sopra ad un tavolo ci sono dei plateau con dei frutti di bosco con una scatolina per i soldini.compiaciuta per la fiducia ne prendo uno lasciando i soldini ovviamente.

A Triacastela mi ricongiungo con Paola che è arrivata prima di me.

L’albergue non è male. C’è pure la macchina per massaggiare i piedi. la provo. Un po’ di sollievo lo dà. La caviglia mi fa sempre un po’ male e questi sentieri campestri non aiutano per niente. Nel pomeriggio si mette a piovere. E piove intensamente. La guida dice che nell’albergue c’è anche un giardino in realtà si tratta di uno sterrato  incolto dove si possono stendere i panni e null’altro. Per cena ci cuciniamo qualcosa che c’è anche la cucina. Dividiamo la camera con dei ciclisti. Nel cuore della notte mi alzo per andare in bagno e in soggiorno sul divano c’è un uomo steso. I suoi compagni in tenuta da ciclista mi fanno cenno di tacere. Evidentemente l’uomo sta male. Il mattino quando mi alzo non troviamo più nessuno.









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