e sprofondar m’è dolce in questo mare …..
Sono
seduta su una pietra a Muxia. Alle spalle la chiesa della Madonna della Barca di fronte all'oceano Atlantico,
con la sua forza ed energia.
Questo è
un posto di sassi, mare e spiritualità.
Il sole è
dietro alle spalle e accarezza le rocce che sono morbide, dalle forme
arrotondate come la schiena di un elefante.

Il nostro
arrivo a Santiago è stato duro. Dico nostro perché l’ultima tappa l’ho percorsa
in compagnia di Paola e Cirino. È stata dura almeno per me. Ero arrivata ai
minimi termini. Negli ultimi giorni le capacità di recupero si erano alienate.
Oggi gli
ultimi 20 km. ancora boschi di eucalipto. Salite e discese poi il rio dove
anticamente i pellegrini lavavano sé
stessi e i loro vestiti a mondarsi dal sudore e dalle fatiche sofferte durante
il cammino.
Ho avuto
un incontro ravvicinato con un cane pastore non piacevole. Lui mi abbaiava
contro ringhiando io inconsapevolmente ringhiando qualcosa a mia volta ho
agitato i miei bastoncini a quel punto è stato il cane ad avere paura e si è
ritirato in buon ordine. Per fortuna!
Ultime
foto sulla via del camino e già si intravvede la città con il suo traffico
urbano.
È mattina,
a Muxia. La marea è bassa. Spuntano rocce che ieri pomeriggio erano sommerse
dall’acqua.
Il
fragore del mare è avvolto dal silenzio. E come dice Leopardi: “m’è dolce
naufragar in questo mare”.
Qui il
tempo non ha inizio – non ha fine – è uguale a sé stesso. Queste strane rocce
sembrano animali alla deriva. Stanno lì a testimoniare un tempo immutabile.
L’arrivo
alla cattedrale è estenuante. Entrati in Santiago si attraversa una lunga
periferia che non finisce mai.
Uno, due,
tre, quattro mi incoraggia Francesco sorpassandomi.
Uno, due,
tre, quattro arranco io, con un ultimo sforzo.
Finalmente arriviamo nel cuore storico di Santiago. Le
strade acciottolate, i palazzi antichi.
Paola e Cirino incontrano due amici che avevano
perso durante il cammino. Sono una coppia di americani. La commozione nel
ritrovarsi per loro è grande. Baci, abbracci e lacrime. A mia volta sono
contagiata da questa emozione e sento che qualcosa sta salendo dal mio intimo
più profondo. Salutati gli amici dopo aver dato loro appuntamento per la sera,
proseguiamo tutti e tre tenendoci per mano e ci scioglieremo solo dopo essere
entrati nella piazza
davanti alla cattedrale.
Io sono
completamente in tilt. A mala pena
intravvedo il viso di Paola attraverso le
lacrime che scorrono quasi a mia insaputa. In questo frangente ci avvicinano
due giovani donne. Sono spagnole e hanno un microfono e una telecamera in mano.
Ci fanno una specie di intervista. Vogliono cogliere l’emozione.
L’attimo. Una
di loro dice: “ma è la senora” probabilmente ci siamo già incontrate.
Confusamente mi pare di ricordare. Poi mi fanno dire “Buen Camino” e me lo
fanno ripetere per tre volte. Come trasognata, senza reagire faccio quello che
mi chiedono e dico per tre volte “BUEN CAMINO!” E in quelle due parole, in quel
momento, c’è tutto di me. La mia vita, le mie gioie, i miei dolori, le mie
sconfitte, le mie vittorie. Come questa impresa che sono riuscita a portare
fino alla fine, con fatica, con
determinazione, con gioia. Tutto, come si affronta un’avventura dura,
impegnativa e significativa.
Una
nebbia sottile e impalpabile sta scendendo su Muxia. È un attimo e tutto è
coperto di un grigio leggero. È come un sipario: lo spettacolo è finito. La rappresentazione riprenderà secondo i capricci
del tempo che rispondono a dettami a me sconosciuti.
Pernotteremo
tutti quanti, io, Paola, Cirino, Marilisa e suo padre il generale in un
albergue privato non distante dalla cattedrale. L’ha prenotato un’amica di
Marilisa trasferitasi a Santiago da tempo. Sistemate le cose andiamo, come
vuole la tradizione, a farci fare la “COMPOSTELA”. Dobbiamo fare una lunga fila
che anche oggi siamo arrivati in tanti. Mentre è il mio turno, squilla il
.jpg)
cellulare, è Elia, il “Maestro” dell’accademia iniziatica che frequento da un
po’ ditempo. Con un tempismo assoluto. E naturalmente con emozione e gioia le
comunico che sono arrivata e dove mi trovo. Lei e le “ragazze” mi hanno seguita
da lontano partecipando anche loro, con un coinvolgimento inaspettato, al proseguire
del mio cammino.
Finalmente
la Compostela con i complimenti della senora (in considerazione della mia età).
Anche il compagno anziano di “Francesco” in una sosta dell’ultima tappa, mi ha
battuto le mani, ed io a mia volta le ho battute a lui,
complimentandoci con
quel gesto a vicenda.
Il centro
della città ruota attorno alla cattedrale ed ai pellegrini. Nelle rue si
susseguono locali, localini, negozi, negozietti. Tutto è un grande business. Dopo
un mese di assoluto assenteismo dal consumismo eccolo lì risplendere in tutto
il suo splendore a contaminarci di nuovo, inesorabilmente.
A cena
siamo tutti sparpagliati io ritorno in albergue. Nel piccolo giardino vi sono
dei tavoli, sono tutti
occupati, mi siedo insieme a due ragazzi, una ragazzo ed
una ragazza. La ragazza è italiana il ragazzo
spagnolo. Si sono conosciuti nel camino da una decina di giorni e sono
innamorati folli. Già progettano un futuro insieme. La ragazza rivela di essere
appena uscita da una situazione molto pesante e mai più immaginava di trovare
un amore così bello. (miracoli del camino!)
Il
mattino successivo ci prepariamo per la messa del pellegrino. Se saremo
fortunati vedremo in funzione il botafumerio che costa ben 400 € per vederlo in
funzione.
Storia

Pur essendo presente fin dagli albori del pellegrinaggio a Santiago, il botafumeiro di cui si ha notizia certa fu una gran pignatta diargento del secolo XVI, dono del re Luigi XI di Francia; venne in seguito rubato dalle truppe napoleoniche. L'attuale è stato fuso nel1851, utilizzando ottone poi ricoperto d'argento.
Solo recentemente il botafumeiro ha assunto la funzione che gli è propria: infatti in passato veniva utilizzato prevalentemente per coprire il forte odore emanato dai pellegrini che affollavano la cattedrale e nella quale spesso trovavano ricovero per la notte.

Nel corso della storia è accaduto alcune volte che il "fumeiro" si distaccasse dalle corde; famosi sono rimasti gli incidenti del 1499, al quale assistette la Infanta Catalina (futura Caterina d'Aragona) e del 1622.
Utilizzo
Al momento è utilizzato quasi esclusivamente in occasione delle messe solenni e durante l'Anno Santo Compostellano.
Il botafumeiro viene fatto oscillare da personale addetto (i "tiraboleiros"): essi lo issano fino a 22 metri d'altezza nella croce della navata centrale e quindi, con un sistema di corde e carrucole, gli imprimono un moto pendolare, fino a fargli sfiorare il soffitto delle navate ad una velocità di circa 70 km/h
Io
intanto decido di spedire delle cose a casa per alleggerire lo zaino e portarlo
così nei prossimi giorni a Finisterre e a Muxia. Percorso che faremo in
pullman.
Subito
con Paola andiamo alla posta e mi rendo conto che la cosa è molto facile. Loro
sono attrezzatissimi. Scelgo una scatola
di misura che mi pare sufficiente e dato appuntamento a Paola per la messa del
pellegrino ritorno all’albergue per
raccogliere le cose da inserire nella
scatola da spedire a casa. Per quanto mi affretti il tempo passa inesorabile.
La messa è alle undici ed io alle 10,30 esco dall’albergue con la scatola
sottobraccio. Mi trovo a dover decidere se spedire prima la scatola

oppure
andare alla messa con la scatola sottobraccio. Scelgo la seconda opzione. Non
posso assolutamente mancare alla messa. Credo di essere stata l’unica
pellegrina al mondo che si è presentata alla messa del pellegrino con una
scatola da spedire sotto il braccio.

La
cerimonia è pomposa in quanto quel giorno è la festa della polizia. Infatti vi
sono personalità in divisa. La cerimonia non mi coinvolge ma quello che mi è
entrato nel cuore è stato vedere quella cattedrale gremita di pellegrini tutti
belli, ripuliti, con le scarpe linde come se ognuno di loro fosse uscito da
casa per assistere la messa grande della domenica. La commozione è nell’aria.
Palpabile. Molti gli occhi lucidi. Vedo visi che tante volte ho incontrato, e
tra i tanti incontro gli occhi della signora australiana che aveva tutta la
famiglia a
seguito. Ci salutiamo con la mano festosamente. Oggi è una giornata
di festa per tutti. Una festa consapevole di aver compiuto un atto che lascerà
un segno incancellabile dentro di noi.
Il
botafumerio funziona. Sono ben otto gli uomini che lo fanno azionare.
Effettivamente è uno spettacolo unico al mondo. Il botafumerio si muove,
dondola, prima basso poi sotto la spinta degli otto uomini vola in alto sempre
più in alto sino a toccare quasi il soffitto. L’applauso scaturisce
spontaneo. Tutti siamo felici e
gratificati da questa conclusione spettacolare.
Nel pomeriggio visito una mostra di libri per l'infanzia. forse la più affascinante mostra che abbia mai visto. (Era vietato fare fotografie ma io ho visto il cartello solo quando sono uscita)
Ancora
una volta ci separiamo da Cirino e Marilisa con suo padre. Io e Paola troviamo
da dormire in una casa privata. Finalmente un letto vero con lenzuola (mi pare).
Nel primo pomeriggio smette di
piovere, il cielo si apre con nuvole
sparse.
Finalmente Cirino realizzerà il suo sogno, quello di pucciare i piedi nell'Atlantico.
Finalmente Cirino realizzerà il suo sogno, quello di pucciare i piedi nell'Atlantico.

Finisterre (Fisterra, in galego, è il toponimo ufficiale) è un comune spagnolo di 4.959 abitanti situato nella comunità autonomadella Galizia.
Il nome deriva dall'espressione latina Finis terrae, cioè "confine della terra" in quanto il capo Fisterra è uno dei punti più occidentali della Spagna (il primato spetta a Cabo da Nave e a capo Touriñán presso Muxía).
È spesso visitato dai pellegrini che compiono il Cammino di Santiago di Compostela e decidono di prolungare il pellegrinaggio per circa un altro centinaio di chilometri. La tradizione vuole che i pellegrini qui compiano un bagno nell'oceano in segno di purificazione, brucino un indumento indossato durante il cammino stesso e infine raccolgano una delle conchiglie (simbolo che segna il cammino a partire da Roncisvalle) che si trovano su una spiaggia a prova dell'avvenuto pellegrinaggio.
MUXIA - Corazon da Costa da Morte
A Muxia
ho trovato la mia casa. la fantasia vola. Anche a Paola piace e per un po’
sogniamo a occhi aperti.
Si tratta
di una costruzione in pietra in riva al mare con tanto di caletta. Sembra
abbandonata e vengo a
sapere che lì si lavorava il pesce prima di stenderlo su rastrelliere di legno a essiccare al sole ed il proprietario “NO VENDE”.
sapere che lì si lavorava il pesce prima di stenderlo su rastrelliere di legno a essiccare al sole ed il proprietario “NO VENDE”.
paola |
Marika |
l'olandesina |
massimo |
.
Muxía è un comune spagnolo di 6.040 abitanti situato nella comunità autonoma della Galizia sulla Costa da Morte. Nel territorio di Muxía è situato il punto più occidentale della Spagna continentale, cioè il capo Touriñán. Nei pressi del villaggio sorge il santuario della Virxe da Barca o Nosa Señora da Barca: la chiesa sorge di fronte ad un celebre luogo di culto megalitico, centrato sullaPedra de Abalar ("la pietra oscillante") che i pellegrini fanno oscillare in cerca del suo punto di equilibrio. Il 25 dicembre del 2013 il santuario è stato devastato dalle fiamme provocate da un fulmine: la cupola è andata completamente distrutta.
Due
giorni a Muxia. Incantevoli. La fine del Camino. Un lungo percorso in parte
solitario e anche nella solitudine mi accompagnava il gorgoglio di un rio, il
frusciare delle foglie accarezzate dal vento, il profumo dei boschi, degli
eucaliptus dolce ed inebriante. Il rumore della sacca che batteva sui miei
fianchi seguendo il ritmo dei miei passi. Hola, il saluto di un pellegrino che
inevitabilmente mi superava dicendo: “BUEN CAMINO” ed il camino diventava
buono.
Tutti
amici anche solo con lo sguardo.
Marilisa con suo padre - il generale |
ANCORA SANTIAGO
L’ULTIMA NOCES QUE PASSè CON TIGO ……
L’ultimo giorno.
Tutto mi
appare diverso. Più chiaro. Questi tre giorni di riposo mi hanno risistemata.
Come ho già detto in cattedrale ho avuto il piacere di incontrare Endo, il
giovane uomo delle Isole Vergini.
Dopo aver
fatto shopping (un po’ smodatamente da parte mia) ci sediamo in un bel
giardino. Oggi Santiago ci appare più rilassante, più allegra. Ma forse siamo
noi che essendo più rilassate riusciamo a godere meglio ed apprezzare di più
quanto ci circonda. Con Paola stiamo allacciando un bel rapporto, parliamo di tutto
confidando anche i nostri pensieri. Potrebbe anche nascere una bella amicizia
durevole nel tempo.
I ragazzi
di Santiago sono usciti da scuola. La vita scorre come in ogni città del mondo.
Altri pellegrini stanno seduti come noi sulle panchine a godersi la
tranquillità in perfetta armonia e serenità. Altri riempiono le vie intorno
alla cattedrale a caccia di souvenir, ristoro e ristorantini ripuliti nei
pensieri con la fatica del corpo di ogni giorno. La stanchezza, il
male ai
piedi, alle spalle. Questo è il Camino,
una prova di resistenza, di determinazione, di bellezza.
Stasera
arriveremo a Bergamo alle 23,30 e fino a
domani mattina non avremmo la possibilità di ritornare a Torino ma sarà
Federico, che abita in zona a prelevarci e a portarci a casa sua per la notte.
Un ultimo gesto da pellegrino buon samaritano.
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