Eccomi in camino senza zaino. L’uscita da Pamplona è spettacolare.
Tutta nuova con un bellissimo parco che sotto i raggi radenti del sole del
primo mattino ha una luce molto calda e le ombre lunghe. Federico prenderà il bus
per via del ginocchio e della lunga discesa che si prospetta dall’alto del
Perdon. Ha tentato di corrompermi a prendere l’autobus ma io resisto alle sue
tentazioni: voglio mettermi alla prova.
Usciti da Pamplona il camino è facile e rilassante fino a
Cisur Menor. Dopo Zariquiegui ci si inoltra nella sierra, in mezzo ai campi di
mais che a settembre sono già rasati e bruciati dal sole di agosto. Qui incomincia
la salita per l’alto del Perdon. (771 mt.) Incontro i due irlandesi, marito e
moglie e li vedo sofferenti, questa volta sono io a sorpassare loro e non li
incontrerò più, anche perché loro non faranno tutto il camino e presto
ritorneranno a casa.
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| obanos - rappresentazione storica |
Senza lo zaino è molto meno faticoso. La salita è molto
dolce e la supero facilmente. Sono contenta. Il paesaggio è aperto, la luce
calda e dorata, il cielo trasparente. Sul profilo del monte girano le pale eoliche
spinte dal forte vento che alberga nella zona. Giunti in cima ci accoglie
l’originale “Monumento al pellegrino” eretto nel 1996 dagli Amici del Camino di
Navarra, sul luogo dove anticamente sorgeva un Hospital per pellegrini e fino a
poco tempo fa un’ermita dedicata alla Vergine del Camino. Il monumento è molto
suggestivo e vi sono incise queste parole: “Donde
se cruza el camino del viento con el de las estrellas”.
Dall’alto si può osservare il percorso che si è già fatto
e quello che ci attende, in lontananza i Pirenei, l’alto dell’Erro e la valle
del rio Arga. Tutti fanno una sosta e le fotografie, tranne me, che la mia
macchinetta fotografica ha le pile scariche.
Proseguendo inizia la discesa. Dura e impervia. Per un po' scendo a zig zag (come ho visto fare ad un ragazzo nei giorni scorsi). La discesa è lunga, a tratti il paesaggio si apre, La Navarra come la Rioja, si aprono offrendo il meglio di sé come donna in amore. Per un
lunghissimo tratto non si incontrano punti di ristoro quindi bisogna essere
forniti di acqua e viveri. Dopo il cammino è facile. Il sentiero passa in mezzo
ai campi di mais. Queste colline gialle, inondate di sole mi riportano alla
memoria i paesaggi della Sicilia dipinti da Nicolas De Stael, per i quali avevo
avvertito una forte vibrazione.
Per la prima volta incontro un ragazzo, un francese,
molto bello, alto, bruno, occhi neri, viso dolce e porta una cuffia nera che
gli prende tutta la testa. Lo identifico con San Francesco che è il mio santo
d’elezione da quando, ancora piccolina, avendo sentito parlare di lui anch’io
seguendo il suo esempio avrei voluto fare l’eremita.
Arrivata a Puente la Rejna vedo i signori Neo Zelandesi comodamente
seduti nel dehort del primo albergue che
incontro. Ci salutiamo calorosamente. Mi invitano a soggiornare nel loro
albergue ma io ho spedito la “mochila” al Refugio gestito dai “Padri
Reparadores”.
Puente la Reina è considerata una delle località più significative del Cammino di Santiago in Spagna. Si tratta infatti di un vero e proprio "crocevia di strade", una cittadina medioevale in cui convergono i due itinerari del Cammino principali.
Il flusso ininterrotto di pellegrini con le loro conchiglie e i loro bastoni fanno parte del paesaggio di questa cittadina, magnifico esempio di paese sviluppatosi lungo la strada principale, chedista 24 chilometri da Pamplona.
Passeggiando lungo la stretta rúa Mayor si ha occasione di ammirare gioielli architettonici come le chiese del Crucifijo, di Santiago e di San Pedro, insieme a splendidi edifici che presentano particolari chiaramente legati al pellegrinaggio a Compostella.
Il ponte sul fiume Arga è senza alcun dubbio l'elemento architettonico più sorprendente: si tratta di un incantevole esempio di romanico dal quale prende il nome questa cittadina di appena 2.500 abitanti, situata vicino ad altri luoghi di interesse turistico, quali Eunate, Andelos e il Cerco di Artajona.
Il flusso ininterrotto di pellegrini con le loro conchiglie e i loro bastoni fanno parte del paesaggio di questa cittadina, magnifico esempio di paese sviluppatosi lungo la strada principale, chedista 24 chilometri da Pamplona.
Passeggiando lungo la stretta rúa Mayor si ha occasione di ammirare gioielli architettonici come le chiese del Crucifijo, di Santiago e di San Pedro, insieme a splendidi edifici che presentano particolari chiaramente legati al pellegrinaggio a Compostella.
Il ponte sul fiume Arga è senza alcun dubbio l'elemento architettonico più sorprendente: si tratta di un incantevole esempio di romanico dal quale prende il nome questa cittadina di appena 2.500 abitanti, situata vicino ad altri luoghi di interesse turistico, quali Eunate, Andelos e il Cerco di Artajona.
Essendo partita da Pamplona piuttosto tardi sono arrivata
tardi e di conseguenza tutti gli albergue sono al completo.
Recuperata la mia mochila giro per trovare pernottamento,
chiedo un po’ di qua e un po’ di là e tutti mi indicano un albergue nuovo al di
là del ponte, fuori dal paese, che io non riesco a trovare fino a quando due
ragazze del posto, proprio sul ponte (che anticamente i pellegrini
attraversavano scalzi), mi chiedono di fare loro una fotografia e finalmente dopo
aver girato non so quanto capisco dove devo andare. Dopo una salita mozzafiato
arrivo all’albergue privato Santiago Apostol. Il posto è panoramico. L’albergue
nuovissimo contiene 100 posti letto più sistemazioni di fortuna. E c’è anche
una bella piscina. L’interno è abbastanza squallido e l’accoglienza poco
accogliente. Dopo le pratiche di iscrizione vado a cercarmi un posto letto.
Anche qui vi sono cabine con quattro letti a castello, mi sembrano un po’
soffocanti. Mi avvio al fondo del salone-dormitorio, arrivo ai servizi e salgo
una scala che porta ad un sottotetto piuttosto in disarmo. Li c’è ancora un
letto a castello libero. Occupo subito la parte di sotto e mi sistemo. Essendo
arrivata tardi non ho più tempo di andare a visitare il paese quindi faccio la
doccia, lavo le cose della giornata e dopo essermi guardata intorno mi dirigo
verso la piscina. Accenno a qualche esercizio di stretching, mentre arriva una donna
accompagnata da un’amica che dopo aver
parlato con dei ragazzi che erano lì, si denuda e si immerge. I ragazzi nel
frattempo si erano defilati probabilmente in seguito ad una sua esplicita richiesta.
Rimango tra l’ammirato e il perplesso per l’audacia della signora e sono anche un po’ invidiosa per quella bella
nuotata. Io mi sono limitata a mettere i piedi a bagno, i miei alluci nonostante le scarpe dolcissime si fanno sentire, intanto però arriva il
banero che la invita ad uscire. “Non si può fare il bagno senza il costume”.
Arrivano ancora pellegrini e mi chiedo dove li possono
ancora collocare. Semplice, sui
materassi per terra. Arrivano tre ragazzi, sono uno spettacolo, belli, alti,
forti, carichi di energia. Uno di loro lancia un urlo animalesco, deve aver
battuto un piede già dolorante da qualche parte.
La cena è per le otto. In un salone con cento persone, il
vocio è assordante. Bisogna dire che sono ben organizzati. Dopo cena mi siedo
fuori, c’è un bel prato con dei grandi tavoli in legno e delle panche. Una
signora sta praticando il Tai Chi, in quell’atmosfera è molto bello. Il sole
sta tramontando. L’aria è molto dolce. Si sono accese le luci del paese lì
sotto e cala il crepuscolo. Il momento più poetico della giornata. Mi sento
serena e in pace con il mondo che mi circonda. Si fa buio, vado a prepararmi
per la notte intanto tutto lo spazio adiacente ai servizi si è riempito di
materassi con pellegrini che lì pernotteranno.




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