venerdì 15 novembre 2013

Pamplona - Puente la Reina



Eccomi in camino senza zaino. L’uscita da Pamplona è spettacolare. Tutta nuova con un bellissimo parco che sotto i raggi radenti del sole del primo mattino ha una luce molto calda e le ombre lunghe. Federico prenderà il bus per via del ginocchio e della lunga discesa che si prospetta dall’alto del Perdon. Ha tentato di corrompermi a prendere l’autobus ma io resisto alle sue tentazioni: voglio mettermi alla prova.

Usciti da Pamplona il camino è facile e rilassante fino a Cisur Menor. Dopo Zariquiegui ci si inoltra nella sierra, in mezzo ai campi di mais che a settembre sono già rasati e bruciati dal sole di agosto. Qui incomincia la salita per l’alto del Perdon. (771 mt.) Incontro i due irlandesi, marito e moglie e li vedo sofferenti, questa volta sono io a sorpassare loro e non li incontrerò più, anche perché loro non faranno tutto il camino e presto ritorneranno a casa.
obanos - rappresentazione storica


Senza lo zaino è molto meno faticoso. La salita è molto dolce e la supero facilmente. Sono contenta. Il paesaggio è aperto, la luce calda e dorata, il cielo trasparente. Sul profilo del monte girano le pale eoliche spinte dal forte vento che alberga nella zona. Giunti in cima ci accoglie l’originale “Monumento al pellegrino” eretto nel 1996 dagli Amici del Camino di Navarra, sul luogo dove anticamente sorgeva un Hospital per pellegrini e fino a poco tempo fa un’ermita dedicata alla Vergine del Camino. Il monumento è molto suggestivo e vi sono incise queste parole: “Donde se cruza el camino del viento con el de las estrellas”.

Dall’alto si può osservare il percorso che si è già fatto e quello che ci attende, in lontananza i Pirenei, l’alto dell’Erro e la valle del rio Arga. Tutti fanno una sosta e le fotografie, tranne me, che la mia macchinetta fotografica ha le pile scariche.

Proseguendo inizia la discesa. Dura e impervia. Per un po' scendo a zig zag (come ho visto fare ad un ragazzo nei giorni scorsi). La discesa è lunga, a tratti il paesaggio si apre, La Navarra come la Rioja, si aprono offrendo il meglio di sé come donna in amore.  Per un lunghissimo tratto non si incontrano punti di ristoro quindi bisogna essere forniti di acqua e viveri. Dopo il cammino è facile. Il sentiero passa in mezzo ai campi di mais. Queste colline gialle, inondate di sole mi riportano alla memoria i paesaggi della Sicilia dipinti da Nicolas De Stael, per i quali avevo avvertito una forte vibrazione.

Per la prima volta incontro un ragazzo, un francese, molto bello, alto, bruno, occhi neri, viso dolce e porta una cuffia nera che gli prende tutta la testa. Lo identifico con San Francesco che è il mio santo d’elezione da quando, ancora piccolina, avendo sentito parlare di lui  anch’io seguendo il suo esempio avrei voluto fare l’eremita.

Arrivata a Puente la Rejna  vedo i signori Neo Zelandesi comodamente seduti nel dehort del primo albergue che  incontro. Ci salutiamo calorosamente. Mi invitano a soggiornare nel loro albergue ma io ho spedito la “mochila” al Refugio gestito dai “Padri Reparadores”.

Puente la Reina è considerata una delle località più significative del Cammino di Santiago in Spagna. Si tratta infatti di un vero e proprio "crocevia di strade", una cittadina medioevale in cui convergono i due itinerari del Cammino principali. 

Il flusso ininterrotto di pellegrini con le loro conchiglie e i loro bastoni fanno parte del paesaggio di questa cittadina, magnifico esempio di paese sviluppatosi lungo la strada principale, chedista 24 chilometri da Pamplona. 

Passeggiando lungo la stretta rúa Mayor si ha occasione di ammirare gioielli architettonici come le chiese del Crucifijo, di Santiago e di San Pedro, insieme a splendidi edifici che presentano particolari chiaramente legati al pellegrinaggio a Compostella. 

Il ponte sul fiume Arga è senza alcun dubbio l'elemento architettonico più sorprendente: si tratta di un incantevole esempio di romanico dal quale prende il nome questa cittadina di appena 2.500 abitanti, situata vicino ad altri luoghi di interesse turistico, quali Eunate, Andelos e il Cerco di Artajona.


Essendo partita da Pamplona piuttosto tardi sono arrivata tardi e di conseguenza tutti gli albergue sono al completo.

Recuperata la mia mochila giro per trovare pernottamento, chiedo un po’ di qua e un po’ di là e tutti mi indicano un albergue nuovo al di là del ponte, fuori dal paese, che io non riesco a trovare fino a quando due ragazze del posto, proprio sul ponte (che anticamente i pellegrini attraversavano scalzi), mi chiedono di fare loro una fotografia e finalmente dopo aver girato non so quanto capisco dove devo andare. Dopo una salita mozzafiato arrivo all’albergue privato Santiago Apostol. Il posto è panoramico. L’albergue nuovissimo contiene 100 posti letto più sistemazioni di fortuna. E c’è anche una bella piscina. L’interno è abbastanza squallido e l’accoglienza poco accogliente. Dopo le pratiche di iscrizione vado a cercarmi un posto letto. Anche qui vi sono cabine con quattro letti a castello, mi sembrano un po’ soffocanti. Mi avvio al fondo del salone-dormitorio, arrivo ai servizi e salgo una scala che porta ad un sottotetto piuttosto in disarmo. Li c’è ancora un letto a castello libero. Occupo subito la parte di sotto e mi sistemo. Essendo arrivata tardi non ho più tempo di andare a visitare il paese quindi faccio la doccia, lavo le cose della giornata e dopo essermi guardata intorno mi dirigo verso la piscina. Accenno a qualche esercizio di stretching, mentre arriva una donna accompagnata da un’amica  che dopo aver parlato con dei ragazzi che erano lì, si denuda e si immerge. I ragazzi nel frattempo si erano defilati probabilmente in seguito ad una sua esplicita richiesta. Rimango tra l’ammirato e il perplesso per l’audacia della signora e  sono anche un po’ invidiosa per quella bella nuotata. Io mi sono limitata a mettere i piedi a bagno, i miei alluci nonostante le scarpe dolcissime si fanno sentire, intanto però arriva il banero che la invita ad uscire. “Non si può fare il bagno senza il costume”.

Arrivano ancora pellegrini e mi chiedo dove li possono ancora collocare.  Semplice, sui materassi per terra. Arrivano tre ragazzi, sono uno spettacolo, belli, alti, forti, carichi di energia. Uno di loro lancia un urlo animalesco, deve aver battuto un piede già dolorante da qualche parte.

La cena è per le otto. In un salone con cento persone, il vocio è assordante. Bisogna dire che sono ben organizzati. Dopo cena mi siedo fuori, c’è un bel prato con dei grandi tavoli in legno e delle panche. Una signora sta praticando il Tai Chi, in quell’atmosfera è molto bello. Il sole sta tramontando. L’aria è molto dolce. Si sono accese le luci del paese lì sotto e cala il crepuscolo. Il momento più poetico della giornata. Mi sento serena e in pace con il mondo che mi circonda. Si fa buio, vado a prepararmi per la notte intanto tutto lo spazio adiacente ai servizi si è riempito di materassi con pellegrini che lì pernotteranno.

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