PAMPLONA
– domenica – 1° settembre
Uscendo da Villava, mi affianco ad una signora Canadese la quale porta uno zainetto direi quasi da
passeggio. Allora le chiedo, e lei mi dice che ha uno zaino grande che spedisce
da una tappa all’altra. Da allora ho fatto così anch’io.
Telefono a Federico
per dirgli dove mi trovo e lui mi raggiunge. Intanto io avevo molte cose da
lavare. Ne approfitto che oltre alla lavatrice c’è anche la secadora che funziona benissimo. Sistemate tutte le
mie cose e fatto il bucato arriva mezzogiorno quindi esco e giro un po’ per la
città che intanto si è svegliata. Per la messa ormai è tardi. Non vado mai a
messa ma avendo dedicato il camino a mia mamma, vado per lei.
Trovo un negozio di articoli per il pellegrino e compero
alcune cose che mi mancano e anche una borsa da utilizzare come zainetto. E’ di
tessuto, gialla, con la scritta in azzurro “CAMINO DE SANTIAGO”. (I colori
della concha e della freccia).
Intanto la città prende vita. C’è una bella movida. I
locali di ristoro sono pieni di gente. Entro in uno di quelli in bianco e nero.
Sul bancone in bella vista tantissimi “Pinchos”.
Specie di panini sfiziosissimi. Ordino un’insalata mista che mangio con mucho
gusto. Intanto mi telefona Gino da Torino, che si trova anche lui a pranzo con
suo nipote e comunico loro il mio entusiasmo. Non so com’è il resto della
Spagna ma se è tutta così è davvero entusiasmante.
Mentre
scrivo alzo gli occhi e incontro quelli della fotografia di mia mamma. Occhi un
po’ sgranati con quello stupore un po’ da bambina e un dolce sorriso appena
accennato. Sorrido anch’io. Guardo l’ora sono le undici di sera faccio una
piccola pausa e riprendo questa carrellata sul mio cammino.
Fu Hemingway a rendere Pamplona famosa in
tutto il mondo con il suo romanzo Fiesta, il sole sorge ancora scritto nel 1926, dove racconta la corsa dei
tori. La cui tradizione risale nella notte dei tempi.
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Quindi, se Firmino si batté per la liberazione
dei tori dalla mattanza
pagana, è naturale che, simbolicamente, nella festa a lui dedicata i tori vengano sguinzagliati per le vie della città, liberi anche di prendere a cornate i molestatori ebbri che chiassosamente intralciano il percorso. Ma poiché si aggiunge che, vista la diffusione delle corride, dopo la sua morte, Firmino divenne anche patrono dei toreri, si può affermare che i tori non ci abbiano per niente guadagnato. Ad anticipare il divertimento della settimana pazza, il 5 luglio si svolge la la "corsa dei nudi" organizzata dal PETA (che sta People for the Ethical Treatment of Animals) per protestare contro la Fiesta di San Firmino e contro le corride in generale. Si tratta di una parodia della "Fiesta", dove migliaia di animalisti armati di corna di plastica, bandana rossa e….nient'altro, a ritmo di tamburi, cantando e danzando, dicono no alla Corrida e alla Corsa dei Tori. La Corsa dei Nudi non è sinonimo di esibizionismo ma è un modo per mostrare al mondo intero che sempre più persone sono contrarie allo sfruttamento degli animali e che molti sono disposti a svestirsi pur di attirare l'attenzione sulla sofferenza, lo strazio, la tortura e il massacro di esseri viventi.
Pamplona, Iruña in basco, che della Navarra fu la capitale dal X al
XI secolo, si trova a ridosso dei
Pirenei, lungo il tragitto del “Camino”
verso Santiago
de Compostela. Dalle sue spesse mura che ne avevano
fatto una città-fortezza quand’era capitale del regno di Navarra la città si
è divincolata, per espandersi, solo un secolo fa, in sintonia con le
sue nuove ambizioni industriali che hanno coinvolto tutto il nord della
Spagna, che ancora oggi è il cuore industriale del paese.
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La
città è benestante e colta, e si vede. Grandi viali e giardini curatissimi,
costeggiano le mura, e raffinate terrazze si affacciano sul fiume Arga
aspettando perennemente l'estate, o almeno, una giornata di sole. Il cuore
della città e la Plaza del Castillo, piena di caffè all'aperto.
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Dopo un riposino pomeridiano nel loculo, mi dirigo verso
il centro della città. Trovo una bella piazza grande,
Plaza del Castillo, incontro
gli amici irlandesi con i quali avevamo cenato insieme ad Federico la sera prima.
Mi unisco a loro per uno spuntino serale ma loro decidono di fermarsi in uno di quei localini che hanno di questi Pinchos
sfiziosissimi ma per me un po’ pesanti e
quindi li saluto garbatamente e mi dirigo in piazza al caffè ristorante Iruna, frequentato
da Hemingway. Il caffè aperto nel 1888 è molto elegante. Sfarzoso di luci. Una
bella scala in legno con balconata porta ad un piano superiore.
Alle pareti
alcune fotografie di Hemingway. Nel dehort e sotto i portici, I tavolini sono
tutti occupati. Dei cantori con chitarra stanno cantando delle canzoni
appassionate. A parte i cantori mi sento un po’ a casa, in piazza San Carlo a
Torino. La sola differenza è che qui l’atmosfera è più vivace. E’ movida.
Mentre mi dirigo verso un tavolino che si è appena
liberato mi sento osservata. Sono tre
persone, marito e moglie più una signora. Tutti e tre già di una certa età.
Forse miei coetanei se non di più. Mi fermo e dico che sto facendo il camino. E loro molto
carinamente mi fanno delle domande. Le solite domande. Da dove vengo ecc. Dopo
di che raggiunto il tavolino che era
ancora libero e dopo aver ordinato qualcosa di leggero e un te, li osservo. Confabulano
tra di loro. Marito e moglie si alzano dirigendosi verso di me con un sacchetto
in mano che mi porgono e mi fanno capire che sono stati alla LIDL e hanno comperato
in offerta due brioches e vogliono regalarmele. Sono teneri. Prendo il
sacchetto ringraziando non senza un certo stupore e capisco che con quel gesto gentile vogliono dimostrarmi
qualcosa. E’ come se volessero sostenermi e capisco anche che il camino di
Santiago per loro deve essere molto importante.
Che deve avere un valore, un significato
e forse sentono anche un po’ di ammirazione per una donna non più giovane che
l’ha intrapreso da sola. Dopo un poco mi fanno un altro omaggio, mi portano ad
assaggiare una specialità locale per farmela conoscere, come un dovere di
ospitalità. A quel punto mi sento in dovere di contraccambiare in qualche modo.
Faccio loro una fotografia e sono molto contenti. Un poco emozionata da questo
avvenimento, vedo passare Federico, lo
chiamo e lui mi dice che già mi aveva telefonato per ben due volte, ma io non avevo sentito, per invitarmi a quel caffè.
Trascorriamo ancora un po’ di tempo e poi ci dirigiamo all’albergue che alle
dieci spengono le luci e tutti a dormire.
ogni giorno guardo il blob sperando di leggere qualche nuova puntata. Non deludi mai. Il tuo diario di una adorabile pasticciona più notizie del luogo, storia e costume completano il tutto. Le foto se pur non splendide sono un reportage dettagliato e sentito. Sono affascinato.
RispondiEliminagrazie Cirino,
RispondiEliminail tuo commento mi da una motivazione in più per continuare a scrivere su questo BLOG. Lo so le fotografie non sono belle, sono venute quasi tutte sfocate. Peccato, un'occasione mancata.