Granon – Tosantos
Decido di fermarmi a Tosantos per ripetere l’esperienza
di Granon e poi mi attira per il fatto
che il rifugio parrocchiale porta il nome di San Francesco di Assisi, il mio
santo.
Il territorio della comunità autonoma occupa la parte settentrionale della meseta della penisola Iberica e coincide con la parte spagnola del bacino del Duero. È composta da nove province: Ávila, Burgos, León, Palencia, Salamanca, Segovia, Soria,Valladolid e Zamora. È la comunità autonoma più estesa della Spagna e la terza dell'Unione Europea.[1]
« La comunità autonoma di Castiglia e León nasce dalla moderna unione
dei territori storici che diedero nome alle antiche corone di León e
Castiglia. »
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Uno dei vanti regionali è che in Castiglia e León si trova oltre il 60% di
tutto il patrimonio (architettonico, artistico etc.) esistente in Spagna.[3] Si tratta di: 8 beni Patrimonio
dell'Umanità, 112 insiemi storici, 400 musei e 300 castelli, dei quali 16
considerati di alto valore storico,[4][5] 11 cattedrali e la più grande
concentrazione di arte romanica del mondo.[6] La morfologia della Castiglia e León è
formata in gran parte, dalla Meseta e da una cintura di rilievi montuosi. La
Meseta è un altopiano la
cui altitudine media è vicina agli 800 m, coperta da sedimenti argillosi
depositati che hanno dato luogo ad un paesaggio secco ed arido.

Seguendo la
morfologia della zona, a nord si osservano le montagne di Palencia e León con cime alte e slanciate e le montagne di provincia di Burgos, divise a metà dalla gola di
Pancorbo, storica via di comunicazione tra i Paesi Baschi e la Castiglia. La
parte nord di questi rilievi appartiene alla Cordigliera Cantabrica e arriva
fino alla città di Burgos. La zona est-sud-est appartiene invece al Sistema
Iberico. Nella parte nord-ovest si trovano i rilievi montagnosi di Zamora, con
cime addolcite dall'erosione. Ad est, tra le montagne soriane, si può
apprezzare il Sistema Iberico,
presieduto dal Moncayo,
la cima più alta. Separando la Meseta settentrionale da quella meridionale, a
sud, si alza il Sistema Central con
la Sierra de Gata e la Sierra de Gredos a
ovest e la Sierra de Guadarrama e la Sierra de Ayllón a
est.
Castiglia e León nella
Storia
Diversi giacimenti
archeologici dimostrano come la regione fosse abitata già nella Preistoria. Le
ossa di antenati dell'homo sapiens rinvenute
in gran quantità nella Sierra di Atapuerca,
costituiscono un ritrovamento molto importante nel tentativo di ricostruire la
storia dell'evoluzione umana. La scoperta più importante che ha dato il sito
alla fama internazionale è quello dei resti dell'Homo heidelbergensis.
Prima dell'arrivo
dei romani, la regione era occupata da diversi popoli celtici: i Vaccei, gli Autrigoni, i Vetoni, gli Asturi ed i Celtiberi.
Appena arrivate,
le truppe romane si scontrarono coi popoli autoctoni. Da menzionare la
resistenza di Numancia,
vicino all'attuale Soria.
La romanizzazione fu
però un processo inarrestabile e ancor oggi possiamo ammirare alcune delle
grandi opere portate a termine dai romani, primo su tutti l'acquedotto di Segovia.
Con la caduta
dell'Impero Romano le terre furono occupate dalle tribú visigote. Il successivo
arrivo dei musulmani e la "reconquista" hanno molto a che vedere con
l'attuale situazione della penisola Iberica. Nella zona montuosa delle attuali Asturie si
formò un piccolo regno cristiano in continuo scontro con gli stati musulmani
presenti nella penisola iberica, rihiamandosi alla tradizione visigoto-romana e
al cristianesimo. Progressivamente, il regno cristiano si espanse verso Sud,
spostando la propria capitale a León, e sancendo così la nascita del Regno di
León. Per favorire la ripopolazione della terre sottratte agli stati musulmani,
i monarchi concedevano i "Fueros".
Nel 1188 la
Basilica di San Isidoro di León fu la sede del primo parlamento della sotira
d'Europa, con la partecipazione del Terzo Stato.
Il re che le convocò fu Alfonso IX.
La base giuridica
era il diritto romano, per cui i re volevano sempre più potere, come gli
imperatori romani. Già con Alfonso X era chiaro che il re non voleva essere un primus
inter pares, ma la fonte di
tutte le leggi.
Contemporaneamente,
una contea del regno cristiano di León iniziava ad ottenere sempre più
autonomia e ad espandersi. Si tratta della primogenita Contea di Castiglia, che
crescerà fino a diventare un vero regno di grande importanza tra i regni della
penisola. Il primo Conte di Castiglia fu Fernán González.
León e la
Castiglia continuarono ad espandersi verso sud, oltre il Duero, nella lotta
contro l'occupazione islamica. In pieno Medioevo i cantori narrano le grandi
storie dei nobili cristiani che lottavano contro il nemico musulmano.
Ciononostante, i re cristiani e musulmani intrattenevano relazioni
diplomatiche. Un chiaro esempio fu il Cid Campeador, archetipo del cavaliere
medioevale cristiano, che combatteva sia per i re cristiani che per quelli
musulmani.
Le basi
dell'unificazione dinastica dei regni di Castiglia e León, separate solo da
sette decenni, erano state poste nel 1194. Alfonso VIII e Alfonso IX firmarono
a Tordehumos il
trattato di pace della Tierra de Campos e si
ponevano le basi per la futura riunificazione dei regni Template:Cita requerida,
consolidata nel 1230 con Fernando III, il Santo. Questo accordo è passato alla
storia come il Trattato di Tordehumos.
Già con Fernando III, Castiglia e León si unirono definitivamente in uno stesso regno e anche prima erano appartenute allo stesso regno per alcuni periodi.
Già con Fernando III, Castiglia e León si unirono definitivamente in uno stesso regno e anche prima erano appartenute allo stesso regno per alcuni periodi.
La reconquista culminò con la resa del Reino
Nazarí de Granada. Nello
stesso periodo i re avevano ottenuto un gran potere, trattandosi dell'epoca
delle monarchie autortarie.
Con la scoperta
dell'America Castiglia e León ottenne un grande ruolo nell'ambito
giuridico-universitario e teologico. Burgos, Valladolid e Salamanca sono le tre
città in cui si sviluppò tutta la legislazione delle Indias, e si discusse sui precetti del diritto internazionale, sulla teologia e sulla
situazione degli indigeni americani. Si parla di Francisco de Vitoria, Bartolomé de las Casas, Fernando Vázquez de
Menchaca e leggi come quelle di Burgos o Valladolid.
A causa
dell'incapacità dell'ultima regina Trastámara, Juana I, e dell'arrivo della dinastia degli Asburgo, la
Castiglia cadde in una guerra civile: la guerra delle comunità.
I monarchi austro-borgognesi erano infatti apportatori di una visione imperiale
mal vista dai castigliani. I nuovi monarchi volevano infatti non solo una monarchia autoritaria, ma Assoluta, e i Cortes Medievales rappresentati
dai 3 stati non facevano che ostacolarli nella lotta per il potere.
Finalmente i
"comuneros" furono sconfitti e gli Asburgo affermarono
il loro potere, formando uno dei maggiori imperi mai esistiti sulla Terra. I
privilegi feudali scomparirono dalla penisola e i re ottennero il potere anche
in Aragona, omogeneizzando l'attuale Spagna.
Como Día de Castilla y León è
stato scelto il 23 aprile, giorno in cui, nel 1521, los comuneros castellanos furono
sconfitti. Dalla fine del decennio decine di migliaia di castigliani e leonesi
si trovano a Villalar de los Comuneros (privincia di Valladolid), per
festeggiare. Come precedente sotrico si cita l'omaggio reso da El Empecinado ai
"comuneros" nel 1821 a Villalar.
Dopo la Guerra Civile Spagnola (1936-1939)
le zone rurali dell'attuale Castiglia e León sperimentarono una perdita di
abitanti in conseguenza dell'emigrazione verso le grandi città (Madrid, Barcellona, Bilbao, etc.) o all'estero
(Germania, Francia e Svizzera tra gli altri). La nascita di un potente nucleo
industriale a Valladolid, grazie alla fabbrica di automobili Renault e
dell'ingegniere Manuel Jiménez Alfaro, spinse
industrialmente la regione, frenando il calo demografico. Ciononostante, la
dinamica attuale continua a dimostrarsi preoccupante nell'insieme della
regione, dato che le tendenze generali continuano ad essere vicine alla
spopolazione, ad eccezione della città di Valladolid.
San Franceso
La Castiglia
si apre con il suo paesaggio aspro, duro e affascinante. E’ bello camminare tra
gli infiniti campi e altipiani della regione, dove sembra svanire la cognizione
del tempo. Fino a Tosantos la strada è pianeggiante. Arrivo abbastanza presto. Di sicuro i ragazzi sono
andati oltre. Il paese è molto piccolo. In pratica non c’è nulla oltre a
quattro case. Ciononostante giro un po’ prima di trovare il rifugio. Entro, è
un caseggiato piccolo a due piani. Mi accoglie l’hospitalero il quale mi
informa subito che bisogna dormire per terra ma per me non è un problema. Anche
qui si paga con un donativo. Poi l’hospitalero si accorge che sono senza
mochila e mi chiede dov’è. Io molto candidamente gli dico che l’ho spedita lì. Lui
mi informa che lì non c’è servizio per le mochile e mi consiglia di telefonare.
Fortuna che mi ero presa una busta vuota per precauzione. Provo a telefonare ma
il telefonino mi comunica che posso fare solo telefonate urgenti ed io penso subito di aver
esaurito la ricarica. Chiedo se in paese c’è un Bancomat, ma naturalmente non c’è.
Attimo di panico. L’hospitalero mi guarda impotente. Decido di proseguire sino
al paese successivo che dista un paio di KM. Mi viene offerto qualcosa da
mangiare ma io preferisco proseguire immediatamente. Dopo essermi rifornita di
acqua e aver usufruito dei servizi mi avvio piuttosto energicamente.
Il prossimo paese è Villambistia ed è distante almeno un paio di KM. Intanto prego San Francesco che mi aiuti a risolvere la situazione. Arrivo a Villambistia dopo poco. Devo aver volato. C’è uno spiazzo con due fontane, una al centro che non è potabile, dei pellegrini mi avvisano di non bere quell’acqua ma io mi sono avvicinata perché c’è un asinello, con il suo padrone, che sta bevendo ed è troppo bello, con due occhioni dolci, grandi e neri. Voglio fargli una fotografia. Ma la mia macchinetta fotografica prima
che sia accesa e abilitata passa un secolo e l’asino ha già finito di bere. Gli faccio la foto ugualmente. anche se non è la foto che volevo. Nel frattempo arriva un signore e sento che parla in francese con il padrone dell’asino. Quindi chiedo a loro dove posso trovare un Bancomat per ricaricare il cellulare, ma il padrone dell’asino dice che bisogna andare a Burgos. Scoraggiata riesco a spiegare al nuovo arrivato il mio problema e lui pazientemente e molto gentilmente si presta a telefonare al servizio delle mochile. Dopo un paio di tentativi a vuoto finalmente rispondono. Il signore in questione parla pure lo spagnolo. Così veniamo a sapere che la mia mochila è proprio lì, in quel paese e nell’unico albergue del posto. Sollevata ringrazio quel signore ma lui insiste e mi accompagna all’albergue. Lui è un inglese che vive nel sud della Spagna ed è in vacanza lì ed ha il camper posteggiato proprio vicino alla fontana. (Le vie del signore sono infinite). Arrivati all’albergue si accerta che la mochila sia arrivata ed infatti è proprio posteggiata lì.
Il prossimo paese è Villambistia ed è distante almeno un paio di KM. Intanto prego San Francesco che mi aiuti a risolvere la situazione. Arrivo a Villambistia dopo poco. Devo aver volato. C’è uno spiazzo con due fontane, una al centro che non è potabile, dei pellegrini mi avvisano di non bere quell’acqua ma io mi sono avvicinata perché c’è un asinello, con il suo padrone, che sta bevendo ed è troppo bello, con due occhioni dolci, grandi e neri. Voglio fargli una fotografia. Ma la mia macchinetta fotografica prima
che sia accesa e abilitata passa un secolo e l’asino ha già finito di bere. Gli faccio la foto ugualmente. anche se non è la foto che volevo. Nel frattempo arriva un signore e sento che parla in francese con il padrone dell’asino. Quindi chiedo a loro dove posso trovare un Bancomat per ricaricare il cellulare, ma il padrone dell’asino dice che bisogna andare a Burgos. Scoraggiata riesco a spiegare al nuovo arrivato il mio problema e lui pazientemente e molto gentilmente si presta a telefonare al servizio delle mochile. Dopo un paio di tentativi a vuoto finalmente rispondono. Il signore in questione parla pure lo spagnolo. Così veniamo a sapere che la mia mochila è proprio lì, in quel paese e nell’unico albergue del posto. Sollevata ringrazio quel signore ma lui insiste e mi accompagna all’albergue. Lui è un inglese che vive nel sud della Spagna ed è in vacanza lì ed ha il camper posteggiato proprio vicino alla fontana. (Le vie del signore sono infinite). Arrivati all’albergue si accerta che la mochila sia arrivata ed infatti è proprio posteggiata lì.
L’hospitalero
mi accompagna nel dormitorio e vi trovo le tre amiche incontrate la sera prima a Granon. Anche loro
sono arrivate da poco. Ovviamente racconto
loro la mia avventura. Dopo essermi fatta fare il bucato in lavatrice, visto
che c’è anche la secadora, sto per andare a riposare quando si ripresenta l’inglese
e ci sediamo tutti quanti in terrazza a conversare. E’ un uomo gradevole, anche
lui un ex pellegrino. Ci racconta che ha una figlia che vive e lavora a Milano.
Le telefona e mi chiede di raccontarle l’accaduto. Fortunatamente la figlia
parla benissimo l’italiano ed è simpatica, avrà preso dal padre. Lui si sente
il mio salvatore e mentre racconto alla figlia quanto accaduto gongola tutto
soddisfatto.
Ceniamo tutti all’albergue.
Insieme a noi c’è un giovane uomo e una signora tedesca, anche lei si trovava a
Granon la sera precedente. Durante la
cena il giovane uomo, che si chiama Endo ed è delle Isole Vergini, esclama: “pensate
che conosco un uomo di settant’anni che ha fatto tutto il Cammino” allora io
intervengo dicendogli che io ne ho settantadue e da quel momento lui avrà un
occhio di riguardo nei miei confronti.
Comunque prendiamo atto
del fatto che loro non telefonano e proviamo a telefonare ma purtroppo è già
molto tardi e gli uffici sono chiusi. Nel frattempo mi accorgo che sono rimasta
con quindici € e quindi mi urge trovare un Bancomat. Chiediamo di nuovo all’hospitalero
e lui ci dice che lo troviamo a Villafranca M. De Oca. Due paesi più avanti. Nel
frattempo mi telefona Federico che si trova proprio a Villafranca ma secondo lui
non c’è nessun bancomat. Quella sera con le “ragazze” abbiamo diverse cose da
decidere. Primo dove fermarci l’indomani. Simona sceglie Ages come tappa e Casa Caracol in quanto ha la cucina. Secondo, domani in mattinata
telefonare alla Jacotrans per le mochile che adesso sono due. La mia e quella
di Lisetta. Terzo se non trovo il bancomat dovrò andare direttamente a Burgos
un autobus.
Questa del bancomat è
proprio una cosa imprevista. Fino a quel momento prelevavo pochi soldi per
volta per sicurezza, senza immaginare che mi sarei inoltrata in paesini
sperduti.
Eterne crisi ma innumerevoli angeli.
RispondiEliminae gia!
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