Solitario, immaginifico, introspettivo. Così pensavo
prima di partire. In realtà così è stato per me, ma non per tutti, perché il
camino è, diventa come sei tu, come lo
vuoi tu. Sei tu che crei il tuo camino. Tutto quello che ti circonda, persone,
cose, sono un corollario. Al centro ci sei tu. Con le tue emozioni, le tue
aspettative, le tue paure, angosce, i tuoi dolori che durante il camino man
mano dimentichi, te ne liberi. Il camino ripulisce. Il camino è più forte di te
e ti fortifica. Poi va beh! Ci sono un sacco di implicazioni, di incontri.
Tutto contribuisce a crearti un’immagine interiore. Il camino ti entra dentro:
lo ami. E’ un amore planetario, cosmico. Di “people”. Lì c’è gente di tutto il
mondo, di tutte le età, e tutti sono uguali dinanzi a te, a Dio, dinanzi alla
natura, a volte dura e traditrice, come testimoniano le tante croci delle vittime
lungo tutto il camino, a volte dolce e meravigliosa.

Sono
tornata dal camino da quindici giorni. E’ una giornata di fine ottobre,
uggiosa, una pioggerella sottile, proprio autunnale è in perfetta sintonia con
le Lamentaciones.
Il mio camino è stato in massima parte solitario. Sola in
mezzo alla gente. Come piace a me. Libera, senza pensieri.
Ho incontrato tante persone. Di tutto il mondo. La
precarietà della mia conoscenza delle lingue mi ha impedito di fare delle
conversazioni magari interessanti. Chissà! Peccato. Mi sarebbe piaciuto avere
uno scambio di opinioni al di là delle formali domande “Were you from?” ecc.
anche se scherzosamente si dice che nel camino si parla il caminese. Una sera,
ero già nella penultima tappa, al ristorante incontro una ragazza con la quale
avevo condiviso un pezzo di strada il mattino. Abbiamo faticato a riconoscerci
perché il mattino pioveva ed eravamo al buio e tutte e due imbacuccate negli
impermeabili. La ragazza era inglese e mi dice delle cose che io non capisco.
L’ultima settimana cominciavo ad accusare la stanchezza e quella sera mi
sentivo proprio stanca e con la testa confusa. In questo stato di stress tento
di risponderle tirando fuori una parola di italiano, una di inglese, una in
francese e una in spagnolo. Veramente un pasticcio. La ragazza capisce il mio
stato confusionale e ci salutiamo sorridendo.
Ho incontrato una gioventù bellissima.
Tante ragazze e
ragazzi che durante il camino si
aggregavano formando piccoli gruppi. Adoro i giovani. Sono stata sempre dalla
loro parte anche quando sbagliano creando disagio e difficoltà. Spesso, anzi
quasi sempre non hanno colpa. Loro sono indifesi. Spesso la vita li aggredisce
e loro non sanno come difendersi. Sovente sono gli adulti a creare loro della
situazioni difficili, che li confondono, li frastornano. Non sempre è così. Ma
spesso è così. A loro volta gli adulti anche loro sono stati giovani e magari
anche loro hanno subito delle situazioni pesanti è una catena che si prolunga
all’infinito. Penso che questa esperienza per un giovane sia formativa e lasci
un segno positivo nel corso del cammino di vita.
Guardo
fuori dalla finestra il grigio del cielo e il verde del pino del cortile della
mia casa si fondono. Il CD è finito da un pezzo lo ripropongo è proprio adatto
in questa giornata autunnale.
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