venerdì 15 novembre 2013

il cammino mi assomiglia




Solitario, immaginifico, introspettivo. Così pensavo prima di partire. In realtà così è stato per me, ma non per tutti, perché il camino  è, diventa come sei tu, come lo vuoi tu. Sei tu che crei il tuo camino. Tutto quello che ti circonda, persone, cose, sono un corollario. Al centro ci sei tu. Con le tue emozioni, le tue aspettative, le tue paure, angosce, i tuoi dolori che durante il camino man mano dimentichi, te ne liberi. Il camino ripulisce. Il camino è più forte di te e ti fortifica. Poi va beh! Ci sono un sacco di implicazioni, di incontri. Tutto contribuisce a crearti un’immagine interiore. Il camino ti entra dentro: lo ami. E’ un amore planetario, cosmico. Di “people”. Lì c’è gente di tutto il mondo, di tutte le età, e tutti sono uguali dinanzi a te, a Dio, dinanzi alla natura, a volte dura e traditrice, come testimoniano le tante croci delle vittime lungo tutto il camino, a volte dolce e meravigliosa.

Mentre scrivo ho inserito il CD sulle Lamentaciones del profeta Jeremia musicate da Joan Samartì, acquistato alla cattedrale di Burgos. La commessa che me lo ha venduto dopo avermi chiesto se volevo i canti gregoriani  mi è sembrata  delusa dalla mia scelta. Evidentemente la musica contemporanea anche in Spagna non coglie tanti consensi.

Sono tornata dal camino da quindici giorni. E’ una giornata di fine ottobre, uggiosa, una pioggerella sottile, proprio autunnale è in perfetta sintonia con le Lamentaciones.


Il mio camino è stato in massima parte solitario. Sola in mezzo alla gente. Come piace a me. Libera, senza pensieri.
Ho incontrato tante persone. Di tutto il mondo. La precarietà della mia conoscenza delle lingue mi ha impedito di fare delle conversazioni magari interessanti. Chissà! Peccato. Mi sarebbe piaciuto avere uno scambio di opinioni al di là delle formali domande “Were you from?” ecc. anche se scherzosamente si dice che nel camino si parla il caminese. Una sera, ero già nella penultima tappa, al ristorante incontro una ragazza con la quale avevo condiviso un pezzo di strada il mattino. Abbiamo faticato a riconoscerci perché il mattino pioveva ed eravamo al buio e tutte e due imbacuccate negli impermeabili. La ragazza era inglese e mi dice delle cose che io non capisco. L’ultima settimana cominciavo ad accusare la stanchezza e quella sera mi sentivo proprio stanca e con la testa confusa. In questo stato di stress tento di risponderle tirando fuori una parola di italiano, una di inglese, una in francese e una in spagnolo. Veramente un pasticcio. La ragazza capisce il mio stato confusionale e ci salutiamo sorridendo.
Ho incontrato una gioventù bellissima.
Tante ragazze e ragazzi  che durante il camino si aggregavano formando piccoli gruppi. Adoro i giovani. Sono stata sempre dalla loro parte anche quando sbagliano creando disagio e difficoltà. Spesso, anzi quasi sempre non hanno colpa. Loro sono indifesi. Spesso la vita li aggredisce e loro non sanno come difendersi. Sovente sono gli adulti a creare loro della situazioni difficili, che li confondono, li frastornano. Non sempre è così. Ma spesso è così. A loro volta gli adulti anche loro sono stati giovani e magari anche loro hanno subito delle situazioni pesanti è una catena che si prolunga all’infinito. Penso che questa esperienza per un giovane sia formativa e lasci un segno positivo nel corso del cammino di vita.

Guardo fuori dalla finestra il grigio del cielo e il verde del pino del cortile della mia casa si fondono. Il CD è finito da un pezzo lo ripropongo è proprio adatto in questa giornata autunnale.

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