Fermata d’autobus.
Insieme arriviamo a
Villafranca io mi precipito dentro il primo bar che incontriamo per chiedere
del bancomat. Apro la porta e proprio lì davanti c’è Federico e con grande
sorpresa ci abbracciamo e baciamo. Federico si trovava lì perché aspettava
l’autobus il quale mi pare di ricordare aveva cambiato giro.
Il bancomat a
Villafranca non c’è ma le ragazze molto carine e generose mi fanno un prestito
di € 50. Quindi va da sé che rimarrò con loro fino a quando non avrò onorato il
mio debito.
Federico si unisce a noi e
mi suggerisce di farmi fare la ricarica per il cellulare dall’Italia. Dirò a
Gino che mi telefona tutte le mattine di passare l’incarico a Maria Grazia lei
sa di sicuro come fare.
Prima di rimetterci in
cammino facciamo uno spuntino in un locale dove hanno prodotti di alta qualità. Federico si fa fare un panino con del prosciutto veramente speciale. Morbido e
saporito per pochi euro.
Simona - Lisetta - Ivana |
Villafranca-Montes de
Oca, è un’antica sede episcopale. Ed era
rinomata nel Medioevo per l’accoglienza ai pellegrini.
Come ci aveva già
anticipato ieri l’inglese “mio salvatore” La passeggiata è molto bella. Entriamo in un bosco magico.
Vi sono cespugli di erika ricchi di sfumature che vanno dal viola intenso al
lilla. La strada sterrata è larga e in
salita per i Montes de Oja. Il tratto è faticoso, ma anche il più bello che
porta fino all’alto della Pedraja. (1130 m.). Poco prima di giungere all’alto
si passa davanti ad un monumento ai caduti della guerra civile. Lì fu trovata
una fossa comune di persone uccise nel 1936. Facciamo una breve sosta e ci
facciamo le fotografie.
Prima di arrivare ad Ages passiamo da san Juan de Ortega. La località deve
il suo nome al santo a cui è legata. San Jaun nacque ne 1080 in una ricca
famiglia. Dopo l’ordinazione sacerdotale collaborò con santo Domingo nella
costruzione di ponti e nel miglioramento della via jacopea. Dopo un
pellegrinaggio in Terra Santa, si ritirò da queste parti per aiutare i
pellegrini nel difficile transito dei Montes de Oja. Eresse una cappella
dedicata a san Nicola e attorno a lui si creò una piccola comunità monastica. Quando
morì nel 1163 fu
Casa Caracol è una casa vecchia di almeno duecento anni ma molto ben
sistemata. Calda ed accogliente. Ana, l’hospitalera, ci accompagna all’ultimo
piano, nel sottotetto. Lì ci sono delle stuoie stese per terra dove noi dormiremo.
Vi sono un paio di amache e una specie di divano raso terra come arredo. Travi di legno al
soffitto e pavimento in legno. Una balconata guarda giù verso la sala del piano
di sotto dove alle pareti sono appese delle fotografie. Due finestrelle si
affacciano sul paesaggio. Mi pare subito
un posto dove alloggiare almeno una settimana. In serena tranquillità.
Ana è una donna alta, imponente, di origine svedese. I suoi genitori si
sono trasferiti in Spagna che lei era ancora piccola. Pure lei è una ex
pellegrina e nel suo secondo cammino ha deciso di stabilirsi lì, ad Ages. Ci comunica
che alle 19’ c’è una visita guidata per il paese. Federico non ha nessuna voglia
di venire e si propone come cuoco. D’altronde ci spiega lui è chef ed ha gestito
un rinomato ristorante a Milano.
Intanto sono arrivati altri pellegrini. Un ragazzo tedesco, bellissimo. Sembra
un dio greco. Alto, ben proporzionato, ha i piedi fasciati in strisce blu e
porta delle strane calzature, specie di infradito basculanti. In un solo giorno
ha percorso quaranta KM. da Roncisvalle a Pamplona. E anche una coppia. Lui è guatemalteco ma vive
in California ed ha un modo di porsi molto gentile e riservato. La donna che lo
accompagna non so.
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sello di Ana disegnato da lei a mano |
Ania - mentre disegna il sello |
Federico vuole raggiungere Burgos in autobus e io penso di unirmi a lui per
arrivare presto e godermi la città. Ana si presta lei a telefonare e per la
spedizione delle mochila e per noi che vogliamo scendere in auto in quanto non
c’è un servizio di linea. Il tutto si risolve velocemente partiremo insieme alle
mochile, con un altro servizio: “Camino facile”.
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