venerdì 15 novembre 2013

Puente Fitero - Villacazar de Sirga



Puente Fitero – Villacasar de Sirga
Ciao! L’ho gridato al cosmo. Un moto di felicità autentica e mammina era con me. Sorridente.

Mentre scrivo come Alice sprofondo nel sogno e incontro persone e cose.

Chi è il cappellaio matto? Forse quel signore di Nizza che ogni volta che incontravo chiacchierava a ruota libera inseguendo sé stesso, oppure Phelipe dal fascino rude di Zampanò, oppure Franco, l’argentino, bello e impossibile che, mi hanno detto, aveva mollato tutto per fare il giro del mondo?oppure Cirino, alias ciuchino, angelo custode della un po’ “sdegnosa” e un po’ “scostante” Paola? Oppure quella ragazza che diceva di voler andare a Irunia e strada facendo ha dirottato verso Santiago? Oppure Federico col quale ho intrecciato un rapporto spontaneo e fresco come se fossimo due ragazzi?Oppure quella dlcissima creatura con tutta la sua famiglia che una volta mi ha sussurrato: "I'm crazy!"

Tutti quanti siamo cappellai matti, sognatori di un sogno impossibile, fuggitivi da una realtà che ci sta stretta come un abito di due taglie più piccolo, dal quale vorremmo liberarci. Sognatori in cerca di un mondo diverso, dove ogni persona conta perché è tale e non per quello che appare.



I volti e i nomi dei pellegrini scorrono veloci nel corso della giornata, come grani di un rosario, ognuno carico dei propri dolori ma tutti partono pacificati, trasformati: solo da costoro il mondo sarà trasformato.
All'alba prima della loro partenza viene impartita una vecchia benedizione compostellana:
"Al clarear de este dia te benedicemos Senor.
Que ilumine el nuevo sol nuestro andar por el camino.
Que el apostol Santiago asista a sus peregrinos.
Que les sostenga la fe y, en su largo caminar, encuentren la caridad.
Quel la matutina estrella, sagrada virgen Maria
Les sirva siempre de guìa y lleguen a Compostella"



Facciamo colazione a lume di candela. Ciascuno di noi lascerà un donativo in un piccolo forziere.

Adios! Ermita di San Nicolas. Mentre mi incammino mi esce un grido.
Ciao! E lo grido al cosmo. E mi sento felice. Una felicità sottile, impalpabile e mammina è con me. La sento. E mi ricordo di certi particolari che ora cerco di rimettere a posto. Piccole cose, che a volte mi infastidivano e che ora prendono forma, che capisco immedesimandomi. In questi giorni, ho vissuto attimi esplosivi di dolore, ora mi sento felice.

Riprendo il mio cammino. Prima di lasciare le mie amiche mi sono fatta insegnare da Simona cosa dire al telefono quando devo spedire la mochila. Scopro che non è difficile. E nei giorni a seguire la ragazza che mi risponde la telefono saprà già chi sono e da dove provengo, devo soltanto comunicarle dove voglio fermarmi.

Passato il puente Fitero, sul rio Pisuerga si entra nella provincia di Palencia. Il ponte medioevale fu costruito durante il regno di Alfonso VI, ha sette arcate ma, come dice la guida pare che arrivò ad averne fino a undici.

Da qui il cammino si svolge sempre su terra battuta, in una piana infinita. Dopo aver passato Itero de la Vega, arrivo a Boadilla del Camino. Mi fermo in un albergue molto carino  e invitante. Si attraversa un bel prato con una piccola piscina, dove i pellegrini possono rinfrescare i piedi doloranti e stanchi.

Vedo che non sono la sola ad aver avuto quell’idea. Infatti trovo alcuni pellegrini che erano con me all’ermita san Nicolas. Ordino una seconda colazione, nel frattempo arriva Endo, ci salutiamo con piacere, lui si siede al mio tavolo. Parliamo della tappa odierna. Lui si fermerà a Fromista che dista una quindicina di km. io andrò oltre, a Villacasar de Sirga a 30 Km. 
Endo dopo aver consultato la cartina sembra colpito dalla distanza e scuote la testa dicendomi che è troppo lontano. Ci salutiamo. Ci ritroveremo l’ultimo giorno a Santiago, alla cattedrale.  Tramite Paola che parla bene l’inglese lo ringrazio per la cortesia usata nei mie confronti e lui dice a Paola che mi ha considerata come una mamma. È sempre un uomo elegante e gentile, anche a Paola ha fatto un’ottima impressione. Prima di tornare a casa andrà ancora in giro per l’Europa e concluderà il viaggio a Parigi.
 


Il cammino percorre una lunga strada sterrata, il sole è sempre alle nostre spalle, per cui la nostra ombra è sempre proiettata davanti a noi, lunga e sottile: affascinante.  La fotografo. Tutti la fotografiamo. Quella parte oscura di noi, che durante il camino ci precede quasi ad indicarci la strada. Quella interiore. 

Chiare e dolci fresche acque
Che accompagnate il mio cammino
Musica nel mio silenzio interiore


Dopo Boadilla il camino segue il corso del Canal de Castiglia l Canale di Castiglia (Canal de Castilla in spagnolo) è un canale nel nord della Spagna. Costruito durante l'ultima metà del 18 ° secolo e la prima metà del 19 ° secolo, che attraversa le province di Burgos , Palencia e Valladolid , nella comunità autonoma di Castiglia e León . E 'uno dei pochi canali del paese.

E 'stato costruito per facilitare il trasporto chicco di grano dalla Castiglia verso i porti del nord e ad altri mercati da lì. Tuttavia, quando le ferrovie sono state costruite nel nord della Spagna nel XIX secolo, il canale trasformato nella spina dorsale di un enorme impianto di irrigazione a causa della sua relativa inefficienza come mezzo di trasporto. Le serrature sul canale sono state dismesse nel ventesimo secolo. Simile a una rovesciata 'Y' nel layout, il canale si estende per 207 km (129 km), che collega le città di Alar del Rey (Palencia), considerato l'inizio del ramo settentrionale, Valladolid e Medina de Rioseco , situata alla fine del il ramo meridionale e Campos Branch, rispettivamente.      



Arrivo a Villacasar de Sirga verso le sedici giro parecchio prima di trovare l’albergue che si trova al limitare del paese. Poco prima dell’albergue entro in un portone, c’è una musica assordante e dei ragazzi invasati stanno ballando. Mi aggiro per le stanze, non capisco e nessuno mi dice qualcosa, poi infine, chiedo se è quello l’albergue del Buen camino, loro mi dicono, come se niente fosse, che quella è una abitazione privata e loro sono lì in vacanza per alcuni giorni. Tiro un respiro di sollievo meno male che l’albergue non è quello!
Finalmente mi sistemo. Il posto non
è brutto né bello come il paese. Anche qui una grande stanza coi soliti letti a castello. Ci sono due pellegrini di Bergamo coi quali installiamo una conversazione, d’un tratto qualcuno mi saluta chiamandomi Paola, lo riconosco è Phelipe, lo saluto: “Hola Phelipe!” facendogli presente che non sono Paola, lui borbotta qualcosa e mi pare di capire che dica tra sé e sé: “eppure quella l’ho già vista”, divertita gli dico: “troppe donne sul tuo cammino, Phelipe” a quel punto mi riconosce: “Ah! sei Silvana!” i due di Bergamo ridono anche loro.

Faccio un giro in paese. Villacazar de Sirga fu una delle località più influenzate dall’ordine Templare. In centro al paese “troneggia” l’incredibile chiesa di Santa Maria la Blanca. Del XIII secolo. Romanica, con ampliamenti  gotici. Con un imponente portale scolpito. Si narra che molti pellegrini che erano stati a Compostela invano, qui siano stati guariti dalle loro infermità per intercessione delle Vergine Blanca. Anche il grande re poeta Alfonso X El Sabio, narra i suoi prodigi in varie sue cantigas.

Ceno in compagnia dei due fratelli di Bergamo. Sono due uomini forti e possenti. Ciò nonostante lamentano anche loro la difficoltà di alcuni passaggi. Soprattutto ricordano la discesa prima di Zubiri. La cosa mi consola, se l’hanno trovata dura loro mi sento ben giustificata nella difficoltà che ho provato io.

Loro hanno un sistema che non trasgrediscono. Hanno diviso il cammino in tappe da venti Km. ciascuna. E si trovano bene. Io convengo che certamente la tattica funziona ma in realtà  la trovo limitante dal punto di vista, diciamo creativo. Già è limitante per me dover stabilire giorno per giorno dove fermarmi il giorno dopo. Lo trovo senza sorprese. Metodico, sistematico, ma noioso!

E poi vi sono località, luoghi che meritano una fermata obbligatoria. È certo che così evitano di farsi del male, ma continuo a pensare che il cammino non è quello. Per me è l’avventura, l’imprevisto. Affidarsi a volte anche al caso. E loro con la loro fisicità avrebbero tutte le carte in regola ma, ciascuno opera le proprie scelte.

L’indomani mattina io partirò un’ora prima di loro e dopo una ventina di Km. loro mi raggiungeranno e saranno a destinazione mentre a me spetta ancora un bel tratto di strada da percorrere. Quasi quasi mi vien da pensare che la ragione sta dalla loro parte.


2 commenti:

  1. valeva la pena di aspettare! Sei brava a esprimere i tuoi pensieri. Il cappellaio matto mi ha divertito moltissimo compresa la mia citazione e gli strani aggettivi attribuiti a Paola. I due bergamaschi li ho conosciuti a Torres del Rio, simpatici ed uno convalescente da un intervento alla gamba che avrebbe dovuto impedirgli il viaggio ma quando Santiago chiama....

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  2. già, l'ho detto che sono due uomini possenti. soprattutto quello che ha avuto l'intervento alla gamba. oltre che simpatici sapevano tutto di tutto e di tutti. Buen camino anche a loro!

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