venerdì 15 novembre 2013

Leon - Villar de Mazarife



La bellezza non ha tempo né pace
Nebulose polverose confondono cose
La terra atomo nel cosmo
Ed il nulla del mio io giace prostrato alla sublimità della bellezza

Qui al monastero gestito dalle suore uomini e donne sono divisi.
La stanza è molto grande con letti a castello e siamo tutte donne. Alle cinque della mattina mi alzo.  Quasi sempre mi alzo a quell’ora poi mi ci vuole quasi un’ora per preparami. Sono seduta sul bordo del letto quando vedo spuntare due piedi sopra di me che vogliono scendere. Io prendo le ciabattine che appartengono a quei piedi e le posiziono proprio in dirittura del loro arrivo. La ragazza a cui appartengono quei piedi è molto bella. Alta, un corpo statuario, sportivo, gambe lunghe e bellissimo viso con occhi verdi. E’ una spagnola che colpita dal mio gesto mi ringrazia dicendomi che non è da tutti una tale cortesia. 
Ho già avuto modo di incontrare la ragazza ed essendo io molto sensibile alla bellezza sono affascinata da questa giovane donna.
Sono pronta. Saranno quasi le sei. La ragazza spagnola è pronta anche lei ma si attarda, forse aspetta qualcuno, tanto lei non ha problemi con quelle gambe lunghe e la sua sicurezza,  la vedo sempre superarmi con agilità e passo da gazzella. 
Appiccicata in bacheca  c’è una notifica. Chi volesse passare una settimana in spiritualità, lavoro e preghiera insieme alle suore deve mettersi in contatto telefonico. Lì per lì sono attratta da questa possibilità. E sto per prendere un appunto ma poi penso che intanto non ritornerò mai più qui a Leon e tantomeno qui dalle suore e se proprio volessi fare un’esperienza di questo tipo, in Italia non mancano i monasteri che offrono ospitalità.
Quindi oltrepasso il portone del monastero e mi avvio in cerca della concha e della freccia che ci indica il cammino da percorrere. Arrivo ad un crocicchio che già mi pare di aver visto al mio arrivo e attraverso la strada che il semaforo è verde per me, quando una voce mi chiama: “senora” e mi chiede in spagnolo (ovviamente) se sto cercando la via per il Camino. Allora io domando se è “para qui” imbastendo due parole approssimative. L’uomo che sta guidando un furgone mi dice di salire che mi metterà lui sulla giusta strada. insieme a lui c’è anche la moglie. Sono veramente gentili tutti e due. L’uomo sembra addirittura indignato quando mi fa capire  che a Leon il Camino non è assolutamente ben segnato.
appena fuori Leon
Attraversiamo tutta la città e deve essere proprio una sua fissazione quella della segnalazione del Camino perché incontrando un altro pellegrino si ferma per indicare anche a lui la strada giusta da percorrere.
Finalmente si ferma per farmi scendere. In pratica mi ha portata al ponte romano dicendomi che da lì non posso più sbagliare. Oltre a portarmi sulla giusta via mi ha fatto risparmiare una bella ora di Camino.
Faccio fatica a ricordare i percorsi le strade. Mi mancano gli appunti, che non facevo in tempo a scrivere in quanto arrivavo sempre tardi. Per fortuna ci sono le fotografie a rinverdire la memoria.
Nei pressi del ponte intravedo il fiorentino con la sua compagna polacca. Oltre il ponte c’è ancora tanta strada da percorrere in città. Mi fermo per la colazione in un bar qualsiasi. Un bar di periferia. Oltre a me gli avventori del posto che mi guardano con curiosità. Anche loro mattinieri. La televisione è sempre accesa in questi locali e anche in Spagna il telegiornale ha una grande rilevanza. Anche la politica italiana è seguita e con mio grande disappunto, sovente compare la faccia del noto cavaliere.
Ormai i pellegrini che si incontrano sono visi noti. Ci conosciamo tutti. Quelli nuovi arrivano e ci sorpassano come meteore.
Il cammino di oggi non è particolarmente bello. Il sentiero costeggia la strada provinciale.
(Per fortuna ho anche la guida che rinverdisce la memoria oltre alle fotografie). 
A circa otto Km. si arriva alla località Virgen del Camino. Borgo nato intorno al santuario mariano.
Arrivo al santuario che è appena terminata la messa. Costruito negli anni sessanta proprio nel luogo dove
apparì la Vergine.
La aparición de la Virgen del Camino, según la tradición, ocurrió el día 2 de julio de 1505. Se le apareció al pastor Alvar Simón Fernández en el lugar llamado El Humilladero, donde siempre ha habido una ermita y hoy es una hermosa capilla de la Iglesia parroquial.
scritta filosofica di Marco val di Susa - NO TAV - ( Marco ha riempito tutto il camino della sua scritta)
Ora ricordo. Dopo il santuario si attraversa la strada e ci si immette in un sentiero che l’affianca. Dopo un certo tratto c’è un bivio: verso sinistra si va per Villar de Mazarife e proseguendo si va per Villadangos. Come al solito non sono mai sicura delle mie scelte ma per fortuna trovo sempre qualcuno a cui chiedere. Di fatto ho scelto la strada giusta. Quella che mi porta a Mazarife dove ho spedito la mochila. Superato l’asfalto il percorso si articola sul pàramo, l’altipiano leonense. Molti abitanti di qui ritengono che tra le varie vie che portano a Santiago, questo tratto sia originale del camino,.Ora  ricordo molto bene. La strada in terra battuta si snoda tra i soliti campi, in salite e discese molto dolci e curvilinee.Non siamo in molti a percorrere quella strada. mi fermo per uno spuntino e la fermata d’obbligo per la toeletta. Devo dire che i servizi sono tutti ristrutturati e anche ben tenuti.
Arrivo a Villar de Mazarife  nel primo pomeriggio, la tappa era solo di 21,5 Km.
MESSIC MESSììììCO!!!!!! MESSìCO MESSICOOOO!!! Supidamente mi viene in mente questa canzone quando arrivo all’albergue Casa del Gesù dove ho spedito la mochila. E' all’inizio del paese, pare il casale di una fazenda messicana. Potremmo proprio essere in Messico. Invece siamo in Spagna. L’ingresso ad arco introduce in un bel cortile ampio, quadrato, col terreno erboso. Una barca,
come una intallazione artistica abbellisce il sito. C’è anche una piscina, dei tavolini con  ombrelloni e degli scarponi fungono da vasi di fiori. All’interno, la stanza di accoglienza ha le pareti tappezzate di scritte e disegni molto suggestivi. Opera di giovani pellegrini.  E così in tutte le stanze, nei corridoi e sulle pareti del balcone che circonda il fabbricato dove sono buttati sul pavimento dei materassi in attesa di occupanti per la notte. Nella stanza, piccola con due letti a castello, vi sono già tre donne. Due già le ho incontrate varie volte. Sono padovane e una delle due, piuttosto ridanciana, mi ha sempre un infastidita per il suo modo di ridere molto rumoroso. La sua amica è all’opposto di lei. Sembra molto determinata, forte fisicamente e psicologicamente. Sembra
lei la forza trainante tra le due. La terza è una ragazza molto bella, brasiliana. Giovane, alta, vive a Milano ed ha sposato un italiano. La brasiliana che si chiama Nora mi ha ceduto il letto di sotto così non devo arrampicarmi. Delle due padovane non ricordo il nome ma adesso ne inventerò due tanto per identificarle. Una la chiamerò Cinzia e quella che ride sempre, Margi. Dopo aver sistemato le mie cose faccio un giro in paese. Piccolo, né brutto né bello.
C’è un’insegna curiosa che indica un museo.  Entro, incredibile le cose che ci sono. E’ una casa rustica, come tutte in questi paesi. C’è un stanza ingresso, un cortile, un piccolo fabbricato a due piani con balconata in legno. Alle pareti e appeso ai soffitti delle diverse stanze c’è di tutto e di più. Dagli attrezzi da lavoro antichi, attrezzi per coltivare la terra, un’infinità di prese per la luce, telefoni di tutte le fogge ed epoche, fotografie, riviste, libri antichi e non so che altro ancora. Si tratta di oggetti raccolti e conservati in tutto  l’arco di una vita. Esco  di lì veramente sconcertata, mai mi sarei appestata qualcosa di simile e mi viene da considerare che forse si tratta di una raccolta pazzesca ed unica al mondo.
 Ritorno in albergo, familiarizzo con le mie compagne di stanza, Margi non sta bene, ha la febbre. Non  ride più tanto e a volte mi sorprende con considerazioni molto sensate. Forse quel suo modo di fare nasconde qualcos’altro. Forse deve ancora imparare a conoscere meglio sé stessa.
E’ ora di cena, io scendo in sala
ristorante, Margi rimane a letto che non se la sente molto di cenare mentre Cinzia cenerà con un gruppo di ragazzi e ragazze che le hanno invitate a mangiare con loro, con grande dispiacere di Margi che deve rinunciare.
Giunta in sala da pranzo sono invitata a tavola dalla polacca che è in compagnia del suo compagno fiorentino, Marco ed un altro pellegrino col quale hanno familiarizzato. Marco è simpatico anche se ingombrante, conquisto la polacca citandole Wislawa Symborska premio Nobel per la poesia (ora non ricordo quale anno) polacca come lei.
















una delle scrtte all'albergue Casa del Gesù

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