venerdì 15 novembre 2013

Estella - Los Arcos




Oggi lasciamo la Navarra per entrare in Rioja. Regione famosa in tutta la Spagna per la sua eccellente produzione di vino.


Parto molto presto. Col buio. Usciti di città si imbocca una pista di terra. Poco dopo la  partenza subito dopo Ayegui, il sentiero si divide proponendo due alternative: una un po’ più lunga ma la più allettante. Quella che conduce al monastero di Irache, il più antico degli hospitales per i pellegrini in Navarra e unico al mondo a disporre di una fontana, alla quale tutti possono attingere, dalla quale sgorga del buon vino oltre all’acqua. Sulla fonte c’è un cartello che invita a berne un buon sorso affinché, rinfrancati nello spirito, si possa continuare il cammino con più forza e vitalità.

Lasciate le case di Ayegui, cittadina fusa con Estella, il pellegrino si trova alla fonte del vino installata dalle Cantine di Irache che sgorga vino in orario di ufficio. Dopo un sorso di rigore il viaggiatore si trova con l'impressionante mole del Monastero di Santa María la Real de Irache. Situato alla base di Montejurra, riceveva i pellegrini quando Estella ancora non esisteva. Il monastero di Irache che consta tra gli altri edifici, di una chiesa romanica ed un chiostro plateresco, ha avuto gran importanza nella storia navarrese, quantunque la sua epoca di maggiore splendore sia iniziata nella seconda metà del secolo XI, sotto il mandato dell'abate San Veremundo che ne incrementò i possedimenti ed il suo prestigio. Oggi è disabitato. Proseguendo il cammino, più avanti si arriva ad un punto dove ci sono due opzioni di tracciato: la prima proprio di fronte a noi che prosegue per un tratto boscoso e segue le piste per Montejurra e Luquin; La seconda sulla destra segue il tracciato tradizionale per Azqueta y Villamayor de Monjardín. Comunque i due tracciati si riuniscono
chiostro monastero di Irache


Azqueta
prima di Los Arcos.
 








Abbiamo scelto la tradizionale, che ci porta ad attraversare la N-1110 e passa attraverso una strada di servizio tra il Camping Iratxe e le abitazioni (percorsi km 4). Attarverso un tunnel si accede ad una strada in mezzo a campi coltivati e più avanti procede tra alberi di querce. Il percorso interrrotto dall'attraversamento della strada, riprende fino ad Azqueta località dove vive Pablo Sanz Zudaire detto Pablito dei "bordoni" (i bastoni dei pellegrini) che fin dal 1986 costruisce e offre i bastoni fatti con il legno di nocciolo, ai pellegrini che vanno a trovarlo a casa sua (percorsi 7,4km). Proseguendo il cammino  prima di entrare a Villamayor di Monjardín (percorsi 9,2km), dove si racconta ci furono battaglie di Carlomagno, si può ammirare la Fonte dei Moro, del secolo XIII. Si tratta di una robusta cisterna coperta con volta ad arco di stile romanico. Nella cima alta del monte si osservano i resti del castello di San Esteban del secolo X che si ergono dominando la regione. Villamayor è nota per i suoi vigneti e le cantine. Un paio di km dopo si arriva all'incrocio con la strada per Urbiola dove si trova una fontana per l'acqua. E' bene rifornirsi perchè per i successivi 10km non si trovano abitazioni e altre fonti. 
In questi ultimi km. ci si immerge nel silenzio, in mezzo ai campi che in settembre, bruciati dal sole d’agosto, sono una macchia giallo-bruno, a volte giallo sole.
Arrivo a Los Arcos abbastanza presto prima ancora dell’arrivo della mochila. L’albergue è subito fuori dal centro storico, appena passato l’arco. Gli hospitalero, molto gentili,  sono dei volontari ed ex pellegrini, se ex si può dire, poichè si rimane pellegrini per sempre.  Senza lo zaino non posso fare niente quindi vado a riposare. Dopo poco arriva il coreano, col quale silenziosamente e alternativamente, nel senso che un po' era avanti lui, un poco ero avanti io, ho condiviso il cammino di questa tappa. Lo sistemano nel letto a castello sopra di me. Il coreano è molto mite e gentile anche lui. Ha tentato di dialogare con me,  ma la conversazione si è esaurita presto a causa della mia poca conoscenza dell’inglese.
I miei alluci urlano pietà. Mi sono fermata lungo la strada in una farmacia ed ho acquistato delle protezioni in lattice ma sono uguali alle mie e poi camminando, soprattutto in discesa, gli alluci puntano contro la scarpa e son dolori!



Si tratta indubbiamente di una località cruciale lungo il Cammino di Santiago che ad ogni angolo presenta una fusione di storia, arte, folclore e gastronomia. Il Cammino di Santiago si snoda lungo la via principale alla quale si affacciano antichi ospedali, foresterie ed edifici dalla costruzione imponente, che dimostrano la vitalità di Los Arcos grazie alla posizione strategica sulla confluenza di vari tratti dell'itinerario e al flusso costante di pellegrini.

Il centro della città presenta un tracciato medievale, con lunghe vie parallele che a suo tempo furono circondate da una cinta di mura il cui materiale fu riutilizzato in altre costruzioni. 

Due porte ricordano l'esistenza di quella piazzaforte: la porta del Estanco e quella di Castiglia che ha l'aspetto di un arco di trionfo. Infine la chiesa di Santa María presenta uno degli esempi più sorprendenti del barocco in questa regione, con una grande ricchezza e spettacolarità.

 Nel pomeriggio vado a farmi tagliare i capelli. Faccio un giro per il centro storico e rientro all’albergue. Vedo un annuncio che informa la prestazione di un fisioterapista. Prendo appuntamento. Sono ultima di un numero cospicuo. Esattamente non sanno dirmi quando sarà il mio turno, quindi attendo pazientemente rimandando la cena a dopo la fisioterapia.
C’è anche una donna della Costarica che aspetta il massaggio ed è subito prima di me. Anche lei cenerà dopo. Il fisioterapista è un uomo molto piacevole. Morbido. Anche il brasiliano si fa fare il massaggio ed è di turno molto prima di me e della costaricana. Il tempo passa, sono già le otto, la signora della Costarica mi fa passare dicendomi che lei ha già cenato. (Non credo che sia vero. Lei è una donna di cuore e  molto generosa). Il fisioterapista ha delle mani d’oro. Mi faccio massaggiare i piedi e le gambe. Gli faccio vedere i miei alluci e lui mi consiglia di mettere i piedi a bagno in acqua molto calda e sale prima di utilizzare la siringa per estrarre il liquido come mi hanno consigliato in farmacia e mi consiglia pure di prendere il bus anziché fare la tappa a piedi.

Alle 9’30 finisco l’operazione pediluvio. È troppo tardi per uscire e andare a cena. In cucina c’è stata una bella tavolata di persone  tra le quali la mia amica canadese con la sua famiglia. Li ho guardati con un po’ di tristezza. Ma scrollandomi immediatamente ho tirato fuori dalla mia sacca le due banane ed il cioccolato ed ho consumato la mia frugale cena.

 

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