SABATO
31 AGOSTO
Sono partita da Zubiri alle 7’30 ed era già chiaro. Stamattina, in considerazione della discesa impervia di
ieri e dei sentieri pietrosi, ho indossato le scarpe che ho acquistato per la
pioggia poco prima di partire, pensando che in quei terreni accidentati andassero
meglio di quelle che avevo scelto per il camino, che durante percorso di ieri, mi è
sembrato di capire che sono un po’ leggere. La suola morbida non mi consente di
avere un passo più deciso.
Passato il puente de la rabia la strada prende subito a salire, poi prosegue
lungo il rio Arga. Siamo in tanti. La lunga fila si snoda lungo il sentiero.
Qualcuno ansima come me. Ci vorranno un po’ di giorni di allenamento per
abituarsi al peso dello zaino e a camminare giorno dopo giorno per tante ore e
tanti km. La natura lungo il fiume offre uno scenario bellissimo, fiabesco. La
luce che riflette sull’acqua crea degli specchi fantastici. Le fronde degli
alberi arrivano a sfiorare l’acqua. Verde e silenzio. Qui la natura è
incontaminata. Anche oggi il camino è
difficile. A tratti il sentiero si stringe ad un palmo. Bisogna stare molto
attenti a non scivolare o prendere una storta e pure ai ciclisti che ti
arrivano da dietro silenziosissimi e in questi sentieri così stretti e a
ridosso della riva del fiume diventa molto pericoloso anche per loro. Io non so
come fanno. Alcuni vanno giù per queste discese a tutta birra. Mi sembra
allucinante. Anche loro quando ti
sorpassano salutano. Tutti salutano: “Hola,
Buen camino!” e il cammino diventa buono.
Lo zaino pesa, anche se le spalle si stanno abituando e
capisco che è la stanchezza a far si che
succedano piccoli incidenti. A volte l’equilibrio diventa precario. Devo stare
molto attenta. Non perdere mai la concentrazione. Un passo falso e sarebbe il
peggio. Sono sempre sola. Tutti mi sorpassano. E’ così.
C’è un problema. Non riesco a mangiare. La digestione è
difficoltosa e mi appesantisce il cammino. Così bevo e prendo integratori. Ma
così non va bene. Devo provvedere.
Credo di essere dimagrita. L’importante è non perdere le
energie.
Lasciato il fiume il camino prosegue sul costone della
valle. Di sotto la strada che porta a Burgos. E’ pomeriggio, fa caldo, ma non
sono più vestita come ieri e poi sto imparando a vestirmi e svestirmi. Per KM.
non si incontra nessun paese quindi non c’è la possibilità di fermarsi a bere
qualcosa. Inaspettatamente trovo un signore che vende qualcosa. Mi mostra delle
pietre che lui ha sistemato per far sedere i pellegrini, e ci sono voluti un
paio d’anni di lavoro. Compero una banana e dell’acqua. Lui mi dice che
quest’estate sono passati mille italiani. E penso che questa sia una sua stima
fissa per tutti per tutte le occasioni. E’ molto cordiale e
ciarliero, mi fa piacere questa piccola sosta e anche questa conversazione.
Il grosso dei pellegrini si è dileguato. Siamo rimasti
io, un coreano che ha un passo regolare e sistematico, da coreano penso io, che
di tanto in tanto si ferma per riposare e un altro ragazzo.
Il paesaggio è molto bello. Si apre in visioni
sconfinate. I paesini sembrano fermi nel
tempo, belli, puliti, i balconi infiorati di violacciocche di tutti i colori. Tutti
in saliscendi. Per fortuna spira sempre un’arietta frizzante che rigenera. Per
certi versi si sta anche bene.
Le scarpe mi fanno male. Ad un certo punto, verso l’arrivo della mia tappa, la strada si appiana e decido di cambiare le scarpe. Riprendo le mie vecchie e mi sento in paradiso. Gli alluci sono stati messi a dura prova.
Con Paola ci siamo sentite, lei mi aspetta a Pamplona ma io preferisco fermarmi a Villava, che è un paese alla periferia di Pamplona, così l’indomani arrivando presto mi prendo una giornata di riposo.
Le scarpe mi fanno male. Ad un certo punto, verso l’arrivo della mia tappa, la strada si appiana e decido di cambiare le scarpe. Riprendo le mie vecchie e mi sento in paradiso. Gli alluci sono stati messi a dura prova.
Con Paola ci siamo sentite, lei mi aspetta a Pamplona ma io preferisco fermarmi a Villava, che è un paese alla periferia di Pamplona, così l’indomani arrivando presto mi prendo una giornata di riposo.
Passiamo la serata insieme, a tavola ci ritroviamo con una coppia di irlandesi.
Per fortuna lui parla inglese e quindi la conversazione non langue. Io accuso
sempre la mia difficoltà nel mangiare. Ordino del pesce, è veramente molto
buono e freschissimo ma devo avanzarne un po’ perché mi assale un senso di
nausea.
Il mattino successivo aprendo quel pesante portone antico
che si affaccia direttamente sul camino dove per secoli hanno transitato
pellegrini di tutta la terra, ho sentito
una bella vibrazione percorrermi tutto il
corpo e una forte emozione.
strumenti senza corde maniradici
protendono ad un vertice buio
d'ignote sintonie
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